All’Istituto di Cultura di Parigi l’omaggio di Rai Cultura a Goffredo Parise

Nell’ambito della serata di stasera che l’Istituto Italiano di Cultura di Parigi dedica a Goffredo Parise, in occasione dell’uscita della prima traduzione francese del volume Gli americani a Vicenza e altri racconti, pubblicato nella collana Cahiers de l’Hôtel de Galliffet, Rai Cultura propone la proiezione del documentario “L’altro ‘900 – Goffredo Parise”,   firmato da Isabella Donfrancesco con la collaborazione di Alessandra Urbani per la regia di Laura Vitali e Diego Magini, andato in onda su Rai5 lo scorso 9 dicembre in occasione dei novant’anni dalla nascita dello scrittore vicentino.
Il documentario – che contiene anche una selezione di brani letti dall’attore Alessio Vassallo – è un omaggio all’autore dei Sillabari, al quale partecipano Raffaele La Capria, l’artista Giosetta Fioroni, a lungo compagna di Parise, gli scrittori Franco Marcoaldi e Silvio Perrella. Nodo di raccordo delle loro testimonianze è la “casina delle fate” di Salgareda, in provincia di Treviso, che Parise elesse come patria del cuore e della scrittura. Dice Perrella: “Qui sono nati i Sillabari, tra il 1972 e il 1982, quando – scrive Parise –  alla lettera S la poesia lo abbandona”. Vero capolavoro di poesia in prosa, i Sillabari sono tra le opere più alte del nostro Novecento. “L’idea nacque all’impolitico Parise quando vide un bambino annotare sul suo sillabario la semplice frase “l’erba è verde”, racconta Marcoaldi. Intorno a quell’essenzialità e a quella purezza espressiva Parise costruì il suo viaggio nei sentimenti – dalla A di Amore alla S di Solitudine – distillando e trovando le parole prime del sentire umano.
Nella puntata, l’artista Giosetta Fioroni ricorda Parise così: “scriveva a mano, velocissimo e diretto; e poi a macchina, andando e tornando dai molti viaggi per i suoi indimenticabili reportage”. In Laos, in Vietnam, in Biafra, in Cile, in Cina: Parise è stato sempre nei luoghi dove i conflitti, le guerre, la fame chiedevano di essere raccontate. Scrive per il Corriere della Sera, per L’Espresso, per la Rai, e sempre da scrittore, mai soltanto da semplice cronista, in anni – i Sessanta e Settanta –  segnati da grandi rivoluzioni e raccontati in autorevoli testimonianze giornalistiche. 
Quando sceglie la casina delle fate di Salgareda, sulla scia del suo maestro e amico Giovanni Comisso, opta per una più essenziale vicinanza alle cose primarie, alla natura, ai sensi e ai sentimenti. Molti i titoli nella vita breve di Parise, che nasce a Vicenza l’8 dicembre 1929 e si spegne a Treviso il 31 agosto 1986. “Fin dall’esordio precoce, a soli venti anni, con “Il ragazzo morto e le comete”, Parise scrive sempre dei luoghi che lascia”, dice Perrella. “Antiideologico, impolitico, riconosce nel suo Veneto con grande lungimiranza un potenziale di energia straordinario”, osserva Marcoaldi. Scrittore di sensi e sentimenti, Parise ha “uno sguardo a trecentosessanta gradi, come certi insetti”, racconta Raffaele La Capria, che legge in chiusura una lettera di grande intensità dell’amico Goffredo.

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