Lotta all’evasione, aiuti governativi, vendita brevetti. Così Rai va in utile

Il Gruppo Rai, con un sospiro di sollievo, ha comunicato che i conti del primo semestre 2019 si chiudono con un leggero utile (pari a 3,3 milioni di euro). Un risultato positivo, visto che il Gruppo perdeva quasi 5 milioni di euro dopo i primi sei mesi dell’anno passato.

Ora – dai documenti che il Gruppo Rai deposita – si capisce che questo risultato è effetto:
– di un successo di Viale Mazzini nella lotta agli evasori del canone;

– della vendita di alcuni brevetti collegati al nuovo standard di trasmissione del segnale televisivo (il DVBT-2);
– di un corposo trasferimento dello Stato, che si era impegnato a sostenere Viale Mazzini negli investimenti digitali.

Ora che il canone Rai si paga con la bolletta elettrica, l’evasione si è drasticamente ridimensionata. Ma prima del 2015, l’evasione era uno degli sport nazionali più praticati. Eppure la tv pubblica le tentava tutte, in quegli anni, per incassare l’imposta. E adesso raccoglie i frutti.

Nei primi sei mesi del 2019, Viale Mazzini mette a bilancio 50 milioni 144 mila euro che arrivano da evasori beccati nel passato, tra il 2004 e il 2014. Queste persone sono state iscritte a ruolo per il mancato versamento del canone.

Dopo questa iscrizione, hanno ricevuto la diffida a pagare da parte dell’Agenzia delle Entrate, con la minaccia del fermo amministrativo dei loro beni (ad esempio l’auto) o addirittura con un fermo in atto. Alla fine si sono convinte a pagare finendo con il garantire questo gettito da 50 milioni 144 euro che salva la semestrale 2019 della Rai.

La televisione pubblica inoltre incamera oltre tre milioni di euro in più (rispetto al 2018) alla voce “canoni speciali”, che sono quelli versati da hotel, bar, uffici, ministeri.
 La Rai è titolare di alcuni brevetti per la tecnologia che modificherà, entro il 2022, la trasmissione del segnale televisivo nel digitale terrestre, il DVBT-2. In questi mesi, l’azienda ha firmato dei contratti di licenza per questi brevetti incamerando altri 7,1 milioni. Tra i compratori ci sarebbe anche Samsung. Ma un’altra somma importante (pari a 19,2 milioni di euro) arriva a Viale Mazzini come “contributo riconosciuto dallo Stato”. Lo Stato lo riconosce perché la Rai sia in grado di rispettare gli obblighi che le derivano dal Contratto di Servizio (“inclusi quelli per lo sviluppo della programmazione digitale”. Il contributo è previsto per il 2019 e il 2020 dalla legge di Bilancio 2018.

Aldo Fontanarosa, Repubblica.it

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