Succession, 6 ragioni per vedere la serie tv premiata agli Emmy 2022

Premiata come miglior serie drammatica, per il miglior attore non protagonista (Matthew Macfadyen) e miglior sceneggiatura in una serie drammatica. Tutte le stagioni sono disponibili su Sky On Demand ed ecco 6 motivi per cui vederla

Si sa: la famiglia viene prima di tutto. La terza stagione di Succession continua a mietere successi conquistando tre premi agli Emmy. Oltre a vincere nella categoria miglior dramma, la serie HBO si porta a casa altre due statuette, quella al miglior attore non protagonista (Matthew Macfadyen) e quello per la migliore sceneggiatura di una serie drammatica (episodio: Un accordo segreto scritto da Jesse Armstrong). Succession è una serie davvero unica, imprevedibile, emozionante. Tre stagioni suddivise in 29 episodi che raccontano l’epopea della famiglia Roy che gestisce la Waystar, imponente mondiale di media e intrattenimento, in attesa della quarta stagione che si preannuncia davvero epocale.

DIsponibile su Sky On Demand, la serie è apprezzata dalla critica e adorata dal pubblico. E chi per caso non l’avesse ancora vista farebbe meglio a “correre ai ripari”, perché ci sono davvero tante buone ragioni per gustarsi Succession dal primo all’ultimo episodio.  Una saga che rilegge in maniera originalke la regola delle tre esse: sesso, sangue, soldi

I 6 BUONI MOTIVI PER VEDERE SUCCESSION

1. Tutti ne parlano

Dopo i trionfi ai Golden Globe e agli Emmy, Succession è diventata la serie drama del momento. È naturale, quindi, che sia diventata uno dei principali argomenti di discussione tra gli amanti della serialità televisiva. Vale perciò la pena vederla anche solo per non rimanere tagliati fuori dalla conversazione!

2. Ha degli attori incredibili

Il principale punto di forza di questa vera e propria serie corale sta senza dubbio nel cast straordinario che è stato messo in piedi, e non stiamo parlando solo del già citato Strong, vincitore di un Emmy. Dal veterano Brian Cox, che interpreta il magnate Logan Roy, alla giovane Sarah Snook, che impersona Shiv, passando per la “testa calda” Kieran Culkin, qui nei panni di Roman, non c’è un attore di Succession che non meriti una menzione.

3. È ricca di intrighi e colpi di scena

La storia, per chi non la conoscesse, è quella della famiglia Roy, guidata dal capofamiglia Logan, magnate a capo di uno dei più grandi conglomerati mediatici al mondo. Siccome il padre è alle prese con una serie di problemi di salute, i figli, mossi ognuno da una propria agenda personale, si danno da fare per trarre profitto da una prossima successione. Già le premesse sono insomma sufficienti ad assicurare emozioni continue, ma lo svolgimento è ancora più appassionante di quanto si possa immaginare in principio.

4.    È realistica

Il mondo dei media e della politica, così come le dinamiche interne alle grandi famiglie, sono raccontati certo drammatizzando il tutto ai fini della narrazione, ma il ritratto che ne esce è estremamente credibile e plausibile. Un motivo in più per, quindi, per guardare Succession: capire come funziona tutta una parte del nostro presente.

5.    In tre stagioni, non ha mai avuto un calo

Ci sono serie straordinarie che però, prima di ingranare, hanno bisogno praticamente di una stagione intera. Ce ne sono altre, invece, che partono col botto per poi collassare su se stesse dopo la prima stagione, se non addirittura dopo pochi episodi. Succession, al contrario, mantiene sempre lo stesso altissimo livello qualitativo dalla prima all’ultima puntata. E scusate se è poco…

6. La colonna sonora

L’autore delle musiche di Succession è  l’americano Nicholas Britell, nato nel 1980.  Nominato due volte all’Oscar per Moonlight Se la strada potesse parlare,  il compositore ha vinto un Emmy per la sigla di testa di questa serie drammatica, e composto partiture molto interessanti per Free State of JonesLa grande scommessaLa battaglia dei sessi Vice. L’uomo nell’ombra. La colonna sonora di Succession ci offre una partitura classica  che rende omaggio a geni del calibro di Bach, Mozart e Vivaldi. Un poema sinfonico tradizionale e destabilizzante.


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