Il ministro Lotti: «Cambieremo la legge sui diritti tv del calcio»

La manovra economica, che il Governo deve presentare al Parlamento in ottobre, potrebbe contenere (per la prima volta) un “pacchetto sport”, al cui interno ci sarà la modifica della legge sui diritti tv del calcio. «Ci proveremo», dice il ministro Luca Lotti, che da quando guida il rinato dicastero dello Sport, cioè dal dicembre 2016, è impegnato a dare nuovo slancio al settore, visto come uno strumento di crescita sociale da sostenere finanziariamente (cento milioni all’anno per gli impianti sportivi delle periferie) e come motore di sviluppo economico attraverso l’organizzazione dei grandi eventi (dai mondiali di sci a Cortina nel 2021 alla Ryder cup di golf a Roma nel 2022).

Il rinnovamento del calcio italiano è forse l’obiettivo più ambizioso che Lotti, 35 anni e un passato da giocatore dilettante, si è dato in questi mesi a cominciare proprio dalla riforma della cosiddetta legge Melandri-Gentiloni, che dal 2008 regola i rapporti economici tra Lega, televisioni e società sportive. «Per modernizzare il mondo del pallone occorre agire in tre direzioni – dice Lotti –: investire negli stadi e nelle infrastrutture, dare una nuova governance alla Lega calcio e rivedere le regole dei diritti televisivi».

Quest’ultimo dossier, di grande attualità visto il fallimento dell’asta di giugno (offerte inferiori ai 500 milioni a fronte di attese per 1,2 miliardi), sarà dunque messo a punto nelle prossime settimane: «Dopo dieci anni, la legge ha bisogno di un tagliando – sottolinea il ministro –. Penso che almeno il 50% delle risorse possa andare alle società e sono dell’avviso che i criteri di ripartizione debbano tenere conto dei risultati sportivi degli ultimi anni, in modo che il ritorno economico sia legato anche ai punti fatti: ne guadagnerebbe lo spettacolo e sarebbe un incentivo a investire per le società. Ma questa è una riforma che non voglio fare da solo – aggiunge Lotti – ecco perché vorrei una governance solida in Lega».

La riforma avrà un occhio di riguardo per i settori giovanili, così come il Governo ha voluto stanziare un fondo annuale per gli impianti sportivi. «Non dimentichiamo che il calcio è un gioco e che lo sport fatto a livello giovanile e dilettantistico rappresenta un elemento importante di crescita sociale per tanti ragazzi – sottolinea il ministro –. Questo Governo e quello precedente, in continuità, hanno investito 3 miliardi nelle infrastrutture scolastiche, comprese palestre e attrezzature sportive, perché la “buona scuola” non è fatta solo dai buoni insegnanti e l’Italia arriva da 30 anni di mancati investimenti. La strada ora è tracciata – dice ancora – e ritengo che il prossimo Governo, indipendentemente dal colore politico, avrà difficoltà a non continuare in questa direzione».

L’ottica è dunque di medio-lungo periodo e il fatto di aver istituito un Ministero dedicato, in qualche modo, avvicina lo sport a uno strumento di politica economica, in grado cioè da una parte di assolvere ai propri compiti canonici di gioco e formazione dei giovani, dall’altro di canalizzare risorse importanti (per esempio con le agevolazioni sugli impianti e lo snellimento burocratico) e di diventare motore di sviluppo, per esempio attraverso l’organizzazione dei grandi eventi internazionali. «I prossimi mondiali di sci a Cortina, in programma nel 2021 con un impegno pubblico di 250 milioni, sono l’esempio virtuoso di quello che si può e si deve fare, in termini di investimenti sulle infrastrutture che poi restano al territorio e sul fronte del marketing – commenta Lotti –. Si tratta di opportunità per far crescere l’economia di un’area e promuovere l’intero Paese: sarà così con il mondiale di pallavolo il prossimo anno, o con l’evento golfistico della Ryder cup a Roma nel 2022. In questo senso, considero un errore gravissimo aver rinunciato alla candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2024 – dice ancora il ministro -: la politica non ha voluto misurarsi coi problemi, per paura di non farcela, e l’Italia ha perso 2 miliardi di finanziamento. Peccato, perché ce l’avremmo fatta così come abbiamo avuto successo con l’Expo di Milano, grazie a un gioco di squadra che ha coinvolto tutti, privati e istituzioni, a prescindere dall’orientamento politico».

Sulle Olimpiadi, questa volta invernali, l’Italia ci riproverà. L’idea, davvero ambiziosa, è quella di organizzare i giochi invernali del 2026 nel Tirolo, in tandem con l’Austria. «È un progetto a cui stiamo lavorando, che coinvolge città importanti come Trento, Bolzano e Innsbruck», dice Lotti. Due Paesi dell’Unione europea, dunque, collaboreranno per valorizzare un territorio con un’ottica transnazionale. Per la prima volta.

Cesare Peruzzi, Il Sole 24 Ore

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