IL REGISTA LOACH A ROMA «È IL PIACERE DI FARE FILM CHE MI SPINGE A LAVORARE»

A ottant’anni ha presentato «Io Daniel Blake»

ken-loach«Questo film è nato dalla rabbia che io e Paul Laverty abbiamo sentito pensando a cosa stava accadendo nel nostro Paese. Ma il cinema nasce anche dal piacere di fare un film, dalla scrittura, dal lavoro sul set con gli attori, dal far emergere la verità attraverso la fotografia e il montaggio». Con i suoi 80 anni e circa mezzo secolo di pellicole dedicate ai diritti delle persone, alle classi meno agiate e a chi non smette di lottare, il regista britannico Ken Loach è arrivato ieri nella Capitale per parlare di «Io, Daniel Blake», Palma d’Oro all’ultimo Festival di Cannes nelle nostre sale (distribuito da Cinema di Valerio De Paolis) dal prossimo 21 ottobre. Ma nell’incontro con la stampa italiana, visto il suo impegno politico, c’è stato modo di affrontare anche l’attuale situazione in Inghilterra e naturalmente la questione Brexit.
«Io, Daniel Blake» è la toccante storia di un uomo che combatte per sopravvivere, un carpentiere di Newcastle (interpretato da Dave Johns) che alla soglia dei 60 anni a causa di una crisi cardiaca è costretto ad abbandonare la sua professione e chiedere un sussidio. Ma per lo Stato lui risulta ugualmente idoneo al lavoro. Inizierà così un cammino nel macchinoso sistema della burocrazia dove inconterà Katie (Hayley Squires), madre single senza lavoro con due bambini.
«Gli Stati cercano di non schierarsi negli interessi delle persone, ma nei confronti del capitale. E l’interesse del capitale è rendere i lavoratori vulnerabili – ha spiegato Loach – Se ti trovi in condizioni di povertà, la colpa è tua. Se non hai un lavoro è perché non hai saputo redigere bene il tuo curriculum. Ma la verità è che i posti di lavoro sono pochi, precari e non danno una vita dignitosa».
«Se perdi il rispetto di te stesso, sei finito» dice Daniel Blake nel film. La paradossale situazione che lo coinvolge è marcata non solo da una burocrazia cavillosa, ma anche dalla mancanza di umanità di chi lavora in questi uffici. «La complessità è architettata per intrappolarci – ha sottolineato il regista – Il governo sa che le persone che operano in queste strutture devono applicare ogni settimana un numero di sanzioni e verranno punite se non raggiungeranno quell’obiettivo». Nelle scene girate all’interno degli uffici, la maggior parte delle comparse erano «ex lavoratori di questi centri che se ne sono andati perché non sopportavano più la crudeltà di trattamento». Ciò che dà forza alla classe operaia continua, però, a essere la solidarietà. «In qualsiasi comunità i lavoratori si sostengono, anche in Italia. Abbiamo campagne di sensibilizzazione per i senza tetto, gli anziani, i disabili – ha aggiunto Loach – Ma non possiamo continuare a vivere così, siamo in una condizione di vulnerabilità ingestibile. Ma un motivo di speranza nel mio Paese ha il nome di Jeremy Corbyn».
A Cannes, quando ancora non c’era stato il referendum sulla Brexit, il regista aveva espresso le sue forti perplessità riguardo all’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Ora che gli inglesi hanno deciso, Loach ha chiarito: «Ancora non siamo fuori. Per adesso c’è una guerra fasulla dove tutti si aspettano che accada qualcosa, ma non succede niente. La maggior parte dei voti a favore della Brexit sono arrivati dalla middle class di destra. Ma è vero anche che hanno votato per l’uscita dall’Ue persone di una certa classe operaia come forma di protesta contro chi non si interessava più a loro. Parliamo di un’area dove i grandi gruppi industriali hanno chiuso, dove sono molto diffuse storie come la nostra e ci sono persone che si sentono isolate e abbandonate».
A 80 anni (compiuti lo scorso 17 giugno, a poco più di un mese dalla vittoria della Palma d’Oro) Ken Loach si sente “old fashioned. Mi sono sentito antichissimo appena sono sceso dall’aereo a Roma. Mi sento sempre così quando vengo in Italia, forse dipende dal mio modo di vestire – ha scherzato il regista – Ma stranamente mi sento meno antiquato rispetto agli ultimi cinquant’anni perché il nuovo movimento a sinistra in Gran Bretagna è guidato dai giovani».
Due anni fa dalla Croisette Ken Loach aveva annunciato il ritiro. La storia di «Io, Daniel Blake» scritta da Paul Laverty lo ha incoraggiato a tornare dietro la macchina da presa. «È il piacere di fare cinema che mi spinge a lavorare» ha detto ieri a Roma il regista, che con queste parole sembra voler dire (fortunatamente) che la pensione è lontana.

Il Tempo

Torna in alto