Stevie Wonder, l’unico antidoto alla banalità musicale odierna

(di Tiziano Rapanà) Il pediluvio delle promesse mancate non funziona, l’acqua non è sufficientemente calda. Uno sta lì e pensa: mi rilasserò. Ed invece… perché poi si confonde sempre il vivere con il vivacchiare e questa musica non aiuta. E ci si ingegna a scrivere quanto è stato bello l’Eurovision. Per voi, si intende. Io me ne tiro fuori, come sempre diffidente dagli schemi dell’attualità. Mi devo difendere da quello che passa il convento, con il rischio di dormire in tenda all’aperto (tanto è di moda, si usa fare). Stevie Wonder, aiutami tu! Questa musica non consola né riconcilia con il creato. I fuochi d’artificio della modernità non mi affascinano e il salto all’antico non è mai l’unica soluzione possibile. Stevie, illuminami con il tuo canto. Io qui non reggo l’usualità diffusa. E non ci si può sempre buttare sul cibo. Così uno passa il tempo e si dice: ho un languorino. E così corre in frigo a risolvere quella smania non rendicontabile tra il manducare e perdere tempo. Addentare un salume o canticchiare Sabor a mí è la stessa cosa. Si tratta di far passare lo sfizio della pausa. Il bisogno fisiologico di staccare qualche minuto dalle faccende del quotidiano. Ma io voglio essere sfaccendato e abbandonarmi al nulla e questa musica non mi aiuta. Stevie, liberami dalla banalità che mi ottunde il cervello. Commuovetevi voi per il nonnulla. Io voglio l’altrove della creatività.

tiziano.rp@gmail.com

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