Rai3: Sean Penn ospite a “Che tempo che fa”

“Zelensky è una persona estremamente determinata, con moltissimo amore per il suo paese, per la sua gente, per la libertà. Una delle più grandi ispirazioni che io abbia mai tratto da chiunque’; ‘L’attenzione negli us è concentrata su questa situazione, c’è una copertura mediatica 24/24. l’85-90% delle persone di tutto lo spettro politico sono a favore della popolazione ucraina’; ‘Tornerò in polonia il 28 [marzo], e forse poi anche in ucraina, con il team di core per aiutare.’

“Ho cominciato le riprese per questo documentario a Mariupol’ a novembre scorso, eravamo là a intervistare i soldati in prima linea, poi siamo tornati a Kyiv dove abbiamo continuato a girare per riprendere alcuni aspetti culturali della vita in Ucraina. Avevamo previsto un focus sul Presidente Zelensky, dopo circa 4 giorni siamo riusciti a organizzare l’incontro. Stavamo proprio passando alle riprese con lui ma il giorno successivo al primo incontro è cominciata l’invasione russa. Sono rimasto davvero colpito dal livello di unità che questo Paese è riuscito a mostrare, dall’incredibile forza e coraggio. È molto chiaro nello spirito degli ucraini e nessuno incarna più del Presidente tutte queste cose. Ho visto una persona estremamente determinata, con moltissimo amore per il suo Paese, per la sua gente, per la libertà, per i sogni e per tutto ciò che ha un senso per tutti noi. È stato possibile vederlo nei suoi occhi. Per me è stato un’ispirazione, una delle più grandi ispirazioni che io abbia mai tratto da chiunque.” Così il due volte Premio Oscar Sean Penn, ospite di Fabio Fazio a Che Tempo Che Fa, Rai3.

Sull’incontro con Zelensky all’alba dell’invasione russa – Non so se sapesse esattamente che è nato per affrontare quello che sta affrontando, non so se sia riuscito ad averne consapevolezza fino al giorno in cui tutto è cominciato. Dentro di noi c’era la speranza che questa follia non succedesse. Penso che gli ucraini fossero molto preparati per quello che stava per succedere, per il peggiore scenario possibile, per quanto si possa essere preparati considerata la mancanza di risorse o le risorse che sono arrivate dal resto del mondo.”

Sull’abbandono dell’Ucraina a piedi – “Non so se le persone stessero lasciando il Paese con poco perché pensavano di poter tornare, o se hanno lasciato tutto a casa per la fretta di mettersi in strada per salvare se stessi e i figli, ma nessuno voleva andare via. Nessuno voleva lasciare il Paese, né gli uomini, né le donne. Ci sono anche delle donne che stanno combattendo, ma sono le donne che possono lasciare il paese, le coppie hanno deciso che la scelta migliore fosse che le madri andassero via con i loro bambini, ma posso assicurare che non sembra abbiano avuto molto tempo per preparare le valigie. Questi esodi sono iniziati 3 giorni prima che andassi via io. Anche in quei giorni iniziali era una follia poter uscire da Kyiv, si tratta di un tragitto di 7 ore ma noi ci abbiamo messo 24 ore, semplicemente per uscire dalla città, perché c’erano code di auto, persone che cercavano di rimanere in collegamento telefonico e ci aggiornavano dicendo cose come ‘hanno abbattuto questo ponte quindi dovete prendere un altro percorso’. Poi c’erano i giornalisti con altre connessioni che ci hanno aiutato a muoverci. Questa è la stessa esperienza che stanno vivendo migliaia di persone, devono affrontare questo tragitto di migliaia di km e pensare a come organizzarsi, dove trovare il carburante, e lo fanno con un coraggio incredibile. Saranno una pietra miliare per la storia soprattutto per i nostri paesi che si trovano ora a chiedersi: ‘e noi, cosa facciamo?’”.

Sulla percezione negli USA del conflitto – “L’attenzione negli US è concentrata su questa situazione, c’è una copertura mediatica 24/24. Molte volte è una copertura di qualità, altre potrebbe essere criticabile, ma le persone stanno prestando molta attenzione. Secondo i sondaggi moltissime persone, l’85-90% delle persone di tutto lo spettro politico sono a favore della popolazione ucraina. Non so e penso che nessun civile sappia chi siano i servizi segreti e l’intelligence che prendono le decisioni, non possiamo sapere quello che pensano ma mi sembra che Putin stia usando come arma il fattore di intimidazione, il fatto di fare riferimento alle armi nucleari e ad altri tipi di orrori. Questo porta sicuramente ad essere molto cauti, senza sapere esattamente quello che succede dietro le quinte. So che nel mio Paese molte persone sono davvero a sostegno dell’Ucraina.” 

Su CORE e il ritorno in Ucraina – “Il team di CORE è davvero molto attivo, io tornerò in Polonia il 28 [marzo], e forse poi anche in Ucraina, per aiutare con la sistemazione degli aiuti alimentari, dei kit igienici, delle cose essenziali. Cerchiamo di valutare come possiamo essere più produttivi cercando di lavorare anche con le organizzazioni della società civile del posto. CORE ha bisogno dell’aiuto di chiunque, è davvero importante trovare un’organizzazione credibile che abbia già dei contatti tali da poter canalizzare gli sforzi e portare gli aiuti in Ucraina. Per i lottatori, e non parlo solo dei militari ucraini ma anche dei civili che hanno appena cominciato a seguire un addestramento. Parliamo di pompieri, di altri che non sono abituati a maneggiare le armi e lo stanno facendo. Hanno bisogno di aiuto, gli equipaggiamenti sono molto costosi, so che i miei amici in Ucraina vorrebbero che menzionassi questi dettagli.”

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