Bruce Willis peggiora, l’amico regista: “Non parla quasi più e ha perso la gioia di vivere”

Bruce Willis peggiora.

A svelare alcun dettagli sulle attuali condizioni di salute dell’attore, affetto da demenza frontotemporale, è stato l’amico Glenn Gordon Caron, regista e sceneggiatore di “Moonlighting”, serie tv (1985-89) grazie alla quale Willis divenne famoso. Al New York Post Caron ha raccontato: “Bruce non è quasi più in grado di parlare e ha perso la gioia di vivere“.

La malattia di Bruce Willis

L’attore di Die Hard, 68 anni, si è ritirato dalle scene l’anno scorso con la sua famiglia annunciando che gli era stata diagnosticata l’afasia, una condizione che colpisce le capacità cognitive. 
Successivamente però si è appreso che Willis soffriva in realtà di demenza frontotemporale, una condizione che influisce in maniera degenerativa sulle capacità di comunicazione. La nuova “crudele diagnosi” annunciata dalla famiglia comporta per Willis un rallentamento nei movimenti, rigidità alle articolazioni, problemi di equilibrio e cambiamenti nel comportamento e nella parola. “E’ doloroso ma finalmente adesso sappiamo”, avevano detto il 16 febbraio la Heming, l’ex moglie Demi Moore e le cinque figlie in un messaggio postato sul sito della Association for Frontotemporal Degeneration.

“The Moonlight”

Glenn Gordon Caron, che è rimasto un caro amico dell’attore e cerca di fargli visita almeno una volta al mese, da quando gli è stata diagnosticata la malattia, ha condiviso un aggiornamento sulla sua salute, dopo che la loro amata serie degli anni 80 è stata finalmente riproposta sul servizio di streaming Hulu, con grande gioia dei fan.

“So che è davvero felice che lo spettacolo sarà disponibile per le persone, anche se non può dirmelo”, ha detto Caron, 69 anni, al The Post: “Quando ho avuto modo di passare del tempo con lui ne abbiamo parlato e so che è emozionato”.

Non parla e non legge più

Caron ha spiegato di essere rimasto in contatto con la moglie della star, Emma Hemming Willis, e le sue tre figlie maggiori, Rumer, 35, Scout, 32 e Tallulah, 29. “Bruce ha dovuto rinunciare alla lettura. Era un lettore vorace – non voleva che nessuno lo sapesse – e ora non legge più. Tutte quelle abilità linguistiche non sono più a sua disposizione, eppure è ancora Bruce. Fa fatica ormai a esprimersi e vederlo in quelle condizioni è uno strazio per chi gli vuole bene. (…) Ho la sensazione che dopo uno o tre minuti lui non sappia più chi sono”. 
E poi ha aggiunto: “Quando sei con lui sai che è Bruce e sei grato che sia lì, ma la gioia di vivere se n’è andata. Non c’è nessuno che avesse più gioia di vivere di lui. Amava la vita e cercava di viverla al massimo e adorava svegliarsi al mattino. Quindi l’idea che ora lui veda la vita come attraverso una zanzariera, ha molto poco senso…”.

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