Wes Anderson, la mia lettera d’amore al giornalismo

Wes Anderson, con poche eccezioni, fa sempre lo stesso film: è inevitabile. Questa volta con THE FRENCH DISPATCH, in concorso al Festival di Cannes e in sala dall’11 novembre con la Disney, va anche oltre se stesso e riempie quest’opera delle sue cartoline fumetto, dei suoi teatrini in cui i personaggi sono poco più che burattini in un teatro di cartapesta.

E questa volta Anderson ha potuto giocare con un numero impressionante di attori: Benicio del Toro, Francesc McDormand, Jeffrey Wright, Adrien Brody, Tilda Swinton, Owen Wilson, Timothée Chalamet, Mathieu Amalric, Willem Dafoe, Edward Norton, Liev Schreiber e molti altri tra cui Lea Seydoux che interpreta “una donna multistrati”.

“Una lettera d’amore ai giornalisti ambientata nell’avamposto di un giornale americano in una città francese immaginaria del XX secolo”, così descrive il film lo stesso Wes Anderson che aggiunge: “Non è una storia facile da spiegare, ma parla di un giornalista americano con sede in Francia che crea una sua rivista. Non è comunque un film sulla libertà di stampa, ma quando si parla di reporter, si parla anche di quello che sta succedendo nel mondo reale”. L’opera comunque vede al centro diverse micro-storie della redazione di questo giornale, riportate alla luce in occasione della morte del direttore della testata (interpretato da Bill Murray). Si tratta di una raccolta di racconti pubblicati nell’omonimo The French Dispatch, ambientato nella fittizia città francese di Ennui-sur-Blasé. Il film è ispirato all’amore di Anderson per il New Yorker e alcuni personaggi ed eventi sono basati su fatti reali. Una delle trame è incentrata sulle proteste dell’occupazione studentesca del maggio ’68 e ispirata all’articolo di Mavis Gallant ‘The Events in May: A Paris Notebook’, mentre un’altra storia, forse la più eclatante, con il personaggio di Julien Cadazio (Adrien Brody), si basa su “The Days of Duveen” edito dal New Yorker sul mercante d’arte Lord Duveen. Ora, tra le scoperte di questo mercante, c’è quella di un’artista psicopatico (Benicio Del Toro) che opera in prigione tra molte difficoltà e astuzie. In THE FRENCH DISPATCH, e non poteva essere altrimenti, c’è comunque lo sguardo americano, un po’ paternalistico e indulgente, sulla ‘bizzarra Europa’.

Nel megacast di THE FRENCH DISPATCH anche l’attrice francese Lea Seydoux che, risultata positiva al covid-19, è stata costretta ad annullare l’arrivo al festival di cui è la regina con ben quattro film in selezione. In quello di Anderson, ha detto l’attrice a Deadline, “interpreto Simone, una guardia carceraria molto severa che diventa la musa ispiratrice dell’artista incarcerato Moses Rosenthaler (Del Toro). Per quanto severa come guardia, Simone si crogiola nella libertà che prova quando posa nuda per i dipinti astratti dell’artista. Non è una parte molto importante la mia – dice – anche se la natura stessa di The French Dispatch, con il suo mosaico di storie e star, fa sì che nessuna parte lo sia”. E conclude la Seydoux: “Simone è comunque un concentrato di tutto. È divertente, molto divertente, profonda, molto fredda, ma anche molto emotiva. È insomma multistrati”.

ansa.it

Torna in alto