Elio: «Mio figlio autistico e il lockdown, sbagliato interrompere certe terapie»

Durante Civil Week Lab, il cantante ha raccontato le difficoltà della sua quarantena: «Noi, genitori di disabili, siamo stati lasciati soli. La paura legata al coronavirus prima o poi terminerà, quella dell’autismo non scomparirà mai»

Da anni Stefano Belisari, frontman del celebre gruppo Elio e le storie tese, è impegnato in prima linea nella diffusione di informazioni e campagne di sensibilizzazione legate all’autismo: ha un figlio che ne soffre e che – come rivela il musicista – durante il lockdown non è stato seguito a sufficienza. «Interrompendo le terapie a casa», dice nella diretta di Civil Week Lab, «si perde del tempo che non torna più».

Nonostante l’impegno di moltissime associazioni, quindi, i genitori con figli disabili sono stati lasciati abbastanza soli durante la quarantena: «Chi vive in questo stato, ormai si è fatto un’armatura e quindi affronta tutto. Però non c’è stata attenzione alle esigenze di chi ha un figlio autistico», ci tiene a precisare Elio. «Lo dico perché mi sono accorto dei miglioramenti di mio figlio con assistenza tutti i giorni».

Il rapido espandersi della pandemia ha comportato appunto la chiusura di centri diurni per disabili e l’interruzione proprio dei rapporti con educatori e terapisti, coprendo tutto con un alone di angoscia: «La sensazione di paura e imprevedibilità legata al coronavirus, che negli ultimi mesi hanno vissuto tutti, prima o poi terminerà», commenta il cantante, classe 1961. «Nel caso dell’autismo, invece, non scomparirà mai».

«Magari, dopo una simile esperienza, le persone saranno in grado di mettersi nei panni di chi ha un figlio autistico», conclude Elio. Che già due anni fa si era sfogato raccontando quanto fosse difficile vivere in Italia con un figlio autistico: «Nella sola Lombardia ci sono 100mila casi di persone autistiche», ricorda anche in questa occasione. «Se si affronta il tema con competenza per risolverlo, si possono fare tante cose».

«Per questo io dico sempre che la solidarietà è utile e necessaria».

VanityFair

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