L’omaggio di Martin Scorsese a Bob Dylan

Esce il docufilm di Netflix, a Bologna anteprima per l’Italia

Da ‘Mr. Tambourine man‘ fino a ‘Knockin on heaven’s door‘ passando per ‘Blowin’in the wind‘ e molti altri brani immortali: Martin Scorsese ha reso omaggio al suo amico Bob Dylan con il film documentario ‘Rolling Thunder Revue‘. Oltre due ore e mezza di immagini inedite e testimonianze sul tour di 27 date che, tra l’autunno del 1975 e la primavera del 1976, vide protagonisti attraverso alcune città degli States Bob Dylan e un gruppo di artisti come Joan Baez, Roger McGuinn, Joni Mitchell, Ramblin’ Jack Elliott, Scarlet Rivera, Mick Ronson e il poeta Allen Ginsberg. Il film è stato proiettato in anteprima mondiale all’Arena Puccini di Bologna e in altre 19 città di altri paesi del mondo, prima di sbarcare su Netflix che lo ha prodotto. Siamo nell’America buia e inquieta di metà anni ’70, a pensarci bene non troppo diversa da quella odierna di Donald Trump, e Dylan è quello che è sempre stato fino a quel momento, un simbolo della controcultura, una voce della generazione pacifista degli anni ’60, un cantastorie iconoclasta sempre in cerca di cambiamento. Il cantore della musica folk, che non ha mai avuto paura di voltare pagina e di cambiare: è leggendaria la svolta elettrica e l’urlo rock lanciato dal palco del festival di Newport del ’65 col quale Dylan ruppe con la tradizione folk e per questo accusato addirittura di tradimento dai suoi fan più fedeli. ‘Rolling Thunder Revue: A Bob Dylan Story by Martin Scorsese‘ è un altro capitolo di questa metamorfosi, dieci anni dopo, che nasce dall’urgenza di allontanarsi dall’industria, dai grandi concerti negli stadi. Dylan decide di partire con un piccolo tour spontaneo, imprevisto e imprevedibile, con cui riallaccia il contatto umano, quasi intimo, con il pubblico. Dei piccoli concerti ma con delle grandissime scoperte. Nel corso della narrazione, infatti, Scorsese mostra l’America del bicentenario e del dimissionario Nixon, l’amicizia tra Dylan e Jimmy Carter, la giovanissima Sharon Stone reclutata come tutto fare, e una Joan Beaz travestita da Dylan con quella maschera bianca dipinta sul volto che il menestrello ha sempre tenuto per tutta la tournée, assieme a grandi cappelli e collane di fiori, perché diceva “è solo indossando la maschera che si può dire tutta la verità”. Non solo un concerto, dunque, ma un vero e proprio spettacolo che Dylan stesso definisce come “una estensione della commedia dell’arte italiana, una relazione amorosa tra artisti e pubblico” che “non fu solo un successo ma un’avventura”. Il film segna la reunion, dopo No Direction Home del 2005, tra due giganti, due grandissimi artisti che per oltre 50 anni hanno intrattenuto un dialogo intenso e aperto. Lo stesso Scorsese ha detto: “Questa non è una leggenda, è una specie di mito, il mito è universale, riguarda tutti gli esseri umani, ed è senza tempo. Abbracciamo il mito e diventiamone parte”. Rolling Thunder Revue verrà riproposto il 17 giugno in Piazza Maggiore per aprire la rassegna del Cinema sotto le stelle di Bologna Estate.

Nicola Pirrone, Ansa

Torna in alto