Made in Sud torna ma non sarà lo stesso, come cambia il primo show della Rai dopo il Covid

Lunedì 15 giugno potrebbe tornare lo show di comici di Rai2, manca infatti l’ufficialità dell’azienda che dovrà sciogliere le ultime riserve sul protocollo di sicurezza. Quello condotto da Stefano De Martino e Fatima Trotta sarà il primo programma Rai in onda dopo il coronavirus, ma non sarà il solito “Made in Sud”, chiamato a far ridere il pubblico, senza pubblico in studio. E non è escluso un cambio di nome per questa nuova era.

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Made in Sud da lunedì 15 giugno su Rai2. La accendiamo? Lo sperano in molti, dagli addetti ai lavori al pubblico, che di repliche su repliche comincia ad averne abbastanza. E così lo show di comici condotto da Stefano De Martino e Fatima Trotta, inizialmente previsto nelle settimane del lockdown, diventa il simbolo di una ripartenza che si attende, ormai, da più di due mesi, dopo che il coronavirus ha messo in ginocchio la televisione al pari di tutti gli altri settori dell’intrattenimento.

Ma la data di metà giugno, individuato come il mese in cui la Rai ritrova una nuova normalità, non può definirsi certa e in questo caso c’entrano poco i giochi da ufficio stampa che tentano di gestire il flusso di notizie su un programma, evitando indiscrezioni. Il condizionale sulla data del 15 giugno è d’obbligo perché non c’è ancora la firma definitiva della task force istituita dalla Rai per l’emergenza coronavirus su un protocollo che certifichi l’ufficialità della ripartenza di Made in Sud, identico nodo che sta complicando il ritorno di Un posto al sole, nonostante le sceneggiature siano già pronte.

Firma che potrebbe arrivare nei prossimi giorni, secondo quanto apprende Fanpage, ma che è mancata nelle scorse settimane per più date di maggio inizialmente individuate come giorno utile per la ripartenza. Non è nemmeno detto che si riparta, visto che nel peggiore dei casi la situazione di instabilità dettata dai continui aggiornamenti sulla vicenda Covid19 potrebbe addirittura portare a un rinvio definitivo del programma alla prossima stagione.

La volontà di ripartire c’è tutta e la squadra di Made in Sud è al lavoro da diverse settimane, compatibilmente con l’accessibilità limitata agli spazi Rai. Lo stesso Stefano De Martino aveva fatto sapere di essere tornato a Napoli per mettersi in quarantena e lavorare all’impegno televisivo.

Made in Sud, d’altronde, non sarà solo la prima produzione Rai di prima serata dopo lo stop dello scorso marzo, ma anche la più difficile da realizzare. Impossibile non tenere conto che nulla è più difficile da realizzare in assenza di pubblico di uno show comico, in cui chi sta sul palco è chiamato a far ridere le persone in platea. Platea che sarà vuota e che costringerà gli artisti della carovana gestita da Nando Mormone a industriarsi per trovare soluzioni, cercare un’opportunità in questo limite. Un anno zero, per Made in Sud e per la televisione, che darà un po’ di respiro ai molti comici del gruppo, quasi certamente destinati a una stagione estiva senza introiti.

Si tratterà, dunque, di un programma molto diverso, per chi lo farà e per chi lo seguirà. E i meccanismi comici non saranno i soli ad essere intaccati. Più di 100 persone lavoravano in contemporanea alla messa in onda di una puntata di Made in Sud, numero che dovrà drasticamente ridursi, imponendo una probabile rotazione di presenza negli spazi dell’auditorium del centro di produzione Rai di Napoli e trasformando un lavoro di gruppo in una staffetta sul palco. Con la possibilità che gli stessi artisti debbano partire da casa già vestiti per la scena, vista la presenza limitata delle maestranze, tra tecnici, costumisti e truccatori. Tutto nuovo, tutto diverso, al punto che non si esclude la possibilità di un titolo differente del programma per questa stagione “anomala”.

C’è ancora tanto da capire di come sarà Made in Sud e soprattutto se riuscirà ad essere all’altezza della sfida cui è chiamato, ovvero quella di tracciare una strada nel modo di fare intrattenimento che la Rai adotterà nei prossimi mesi, forse anni, in cui il rischio contagio continuerà a limitare le nostre vite.


Andrea Parrella, Fanpage.it

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