Cate Blanchett compie 50 anni: «Penso di più ai figli (e a Proust)»

«L’età è soltanto uno stato mentale, non anagrafico. Ogni tanto bisogna fermarsi e riflettere. Da giovane ero più ossessionata dalla carriera e dai miei personaggi»

«Bisogna fermarsi durante la giornata e pensare ai libri che vogliamo leggere, ai compiti dei figli, alle piante da coltivare nel giardino, ai problemi veri», dice Cate Blanchett, la Lady di Hollywood che ha conquistato due Oscar, sempre protagonista sugli schermi e icona di eleganza. Dopodomani compie 50 anni. «Ma l’età è solo è uno stato mentale, non un dato anagrafico. L’immaginazione, le passioni per qualche hobby, l’impegno in una società dai troppi e drammatici squilibri possono darci una vita più lunga e permetterci il controllo di situazioni ardue».Ma come fa a trovare il tempo per tutto? L’attrice australiana va in scena a Londra con When we have sufficiently tortured each other di Martin Crimp, prepara il film sulla leggendaria Lucille Ball pioniera della televisione americana, è pronta al lancio estivo dell’atteso film di Richard Linklater, Where’d you go, Bernadette, ha 4 figli, condivide interessi teatrali con il marito, il drammaturgo Andrew Upton. E poi c’è l’impegno femminista: «Il movimento Me Too ha dato alle donne la possibilità di parlare e di essere ascoltate per ogni sopruso». «Ogni tanto bisogna staccarsi da tutto – ripete – Io sto ritrovando il tempo perduto con i romanzi di Marcel Proust, mi piace riprendere qualche libro a lungo accantonato in attesa di scoprire i pensieri, le immagini che i grandi scrittori sanno regalare. Il mio ruolo nella saga de Il signore degli anelli di Tolkien ha liberato la mia fantasia allo stato puro».Tra tanti film interpretati alcuni personaggi le sono rimasti nel cuore. Come la protagonista di Carol di Todd Haynes sulla donna sposata che scopre l’amore per la giovane commessa. O l’umbratile Daisy Fuller in Il curioso caso di Benjamin Button. O Elizabeth, «la regina che ha dato una svolta alla mia carriera». Continua: «Bisogna sempre far vivere i propri sogni. Con tanti miei personaggi femminili spero di aver dato uno slancio vitale alle donne. Come il personaggio di Bernadette nel mio nuovo film, una donna che sparisce e inizia un viaggio interiore verso nuove mete. Tutti a volte desideriamo rompere con il presente e abbiamo segrete motivazioni per le fughe. Bernadette le nasconde dietro grandi occhialoni».Va al cinema? «Sì, trovo il tempo per far parte del grande pubblico delle sale. Ho adorato Julia Roberts in Ben is back, mi ha fatto piangere con il personaggio della madre che combatte per quel figlio così amato e che a Natale ritorna a casa dopo le cure per dipendenze da droghe. La lotta del ragazzo diventa quella della madre e questo accade nella realtà a tanti genitori di oggi». Non si chiede che cosa le daranno ancora il cinema e il teatro, è felice di aver acquistato un antico castello dei suoi sogni nel Sussex, di cucinare per la sua famiglia ora che non è più né vegetariana né vegana. Ma è sempre sul fronte della difesa dell’ambiente e pronta a nuove collaborazioni per i rifugiati. Si rivela lontana da ogni confronto da prima della classe quando le dicono che Nicole Kidman, un’altra australiana, dichiara: «Cate è la vera lady del cinema, non sono io». Osserva: «La maturità ti cambia e aiuta a dare più che a prendere, a passare dal grande al piccolo schermo, che oggi offre molto. La Regina Elisabetta amava il potere di stare seduta su un trono, io nella vita amo restare seduta a chiacchierare con i miei quattro figli». Che cosa cambia negli anni della maturità? «Recitare quando sei giovane ti fa correre il rischio che le vite dei personaggi interpretati diventino anche la tua esistenza. E’ la maturità a darti il privilegio di avere come priorità te stessa. E soprattutto è bello dedicarsi a coloro che formano il nucleo dei tuoi affetti, della tua stabilità». Però esiste sempre il cinema: «Interpretare una donna come Bernadette che parte con il minimo indispensabile per un viaggio e fa perdere le sue tracce… mi ha fatto sentire di nuovo una ragazza».

Giovanna Grassi, corriere.it

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