Fare la trap con la voce (e lo stile) di Fabrizio De André

La somiglianza di ‘The André’ con il timbro del cantautore genovese scomparso 20 anni fa è impressionante. Come una cosa nata per scherzo è diventato un progetto musicale vero

Tutto è cominciato come uno scherzo, come nelle migliori storie. Due amici che strimpellano la chitarra, appassionati della musica di Fabrizio De André, talmente appassionati che cercano un modo per esorcizzare le parole del cantautore genovese.Poi la trovata, un esperimento distopico: mettere le sonorità epiche e la voce profonda e inconfondibile di Faber quasi “al servizio” di un genere musicale nuovo e che rispetto alla poetica del cantautore viaggia in direzione praticamente opposta: la trap. Nasce così il progetto The André, pezzi registrati all’inizio semplicemente in casa, senza pretese, e che invece da circa un anno imperversano su tutte le piattaforme sulle quali è possibile ascoltare musica in streaming raccogliendo un’enormità di ascolti e commenti.La cosa che fin da subito lascia stupefatti ai limiti del brivido è la straordinaria somiglianza della voce di The André, del quale non si conoscono generalità e lineamenti, con il cantautore suo idolo; qualcosa che va ben oltre la mera imitazione, qualcosa che pare nascere anche da uno studio delle intenzioni drammaturgiche del cantato di De André.A quel punto però, proprio alla luce del bizzarro contrappasso, scatta anche il divertimento esilarante: De André che canta i successi di Sfera Ebbasta, Gue Pequeno, Bello Figo e della Dark Polo Gang non fa solo molto ridere, ma è quanto di più politicamente scorretto possa essere espresso in musica, un paradosso musicale che ti tiene incollato all’ascolto, una critica in sé, un modo per sottolineare, con il garbo e la classe che contraddistingue la voce del cantautore genovese.The André mette in scena in maniera più che tangibile De André che prende in giro la trap. Arrivano le visualizzazioni, che in certi casi superano ampiamente il milione, come nel caso della sua versione di Habibi, del giovane italo-tunisino Ghali, e con loro il successo, quello della rete, ormai il più importante, quello che da notorietà immediata.Se ne accorge una brava cantautrice, Dolcenera, che ha in mente un progetto vagamente similare, ovvero cantare la trap pianoforte e voce, lo ha chiamato Regina Elisabibbi, così contatta e coinvolge The André per la registrazione del brano “Cupido” di Sfera Ebbasta, ed è forse lì che il giovane capisce che forse sotto quella scorza di scherzo c’è qualcosa in più.Così, con sua grande sorpresa, inizia a confrontarsi con un pubblico dal vivo, testando così l’effetto che quel gioco ha su una platea; insomma, lo scherzo si trasforma a tempo record in un progetto musicale vero e proprio. I giornali iniziano a parlarne, le richieste di date ad arrivare, un’etichetta indipendente di prestigio come Freak&Chic lo accoglie sotto il tetto, la curiosità a investire il grande pubblico, compresa Dori Ghezzi, proprio lei che di Fabrizio De André era la compagna.E il 18 gennaio uscirà in tutti gli store online “Themagogia – Tradurre, tradire, trappare”, il suo primo album, che viaggerà ancora sul filo del gioco, andando a rileggere e reinterpretare alcuni brani del suo repertorio trap (per esempio “British” della Dark Polo Gang diventerà “Britannico” e “No pago afito” di Bello Figo “Canzone dell’affitto”), ma soprattutto verranno proposti i due inediti “Una canzone indie” e “Originale”.Intanto lui ci tiene a specificare come stanno le cose. “Vent’anni fa scompariva una delle persone che più ha influenzato la mia vita” dice, “Non per questo ultimo anno – non solo almeno – ma perché il messaggio veicolato dai suoi testi ha contribuito a formare il mio pensiero e il mio modo di sentire. Se sono la persona che sono, lo devo in gran parte a quella persona. Perciò grazie, Faber e, come dico in tutti i concerti: perdonami”.

Gabriele Fazio, Agi

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