Oriana Fallaci, la sua vita diventa uno spettacolo teatrale

Voleva morire a Firenze nella Torre dei Mannelli, già quartier generale dei partigiani di Giustizia e Libertà, dove da ragazzina faceva la staffetta portando al comandante, suo padre, le bombe a mano che nascondeva nella verdura. Si spense il 15 settembre nel 2006 nella clinica privata di Santa Chiara in piazza Indipendenza con gli occhi rivolti verso la finestra guardando il cupolone di Santa Maria del Fiore uccisa da quell’Alieno (come lei lo chiamava), un cancro ai polmoni con il quale aveva combattuto per anni con la rabbia e l’orgoglio.

Il libro
E’ morta in piedi, Oriana Fallaci, proprio come il titolo del libro di Riccardo Nencini, leader socialista, già vice ministro delle Infrastrutture e oggi presidente della commissione Cultura del Senato, un racconto straordinario degli ultimi giorni della giornalista e scrittrice, che Oriana chiamava «il mio socialista solitario». E da quel libro-intervista, un vero e proprio testamento morale della Fallaci pubblicato con grande successo dalla casa editrice fiorentina Polistampa, oggi nasce, con l’identico titolo, un lavoro teatrale che va in scena in prima nazionale al Teatro Niccolini di Firenze da venerdì 12 a mercoledì 17 novembre. Interpretato da Giulia Weber, Fulvio Cauteruccio e Flavia Pezzo, lo spettacolo porta in scena il racconto confessione di Oriana Fallaci, attraverso la testimonianza raccolta da uno dei pochi amici fidati, Riccardo Nencini appunto, che vi trascorse un intero pomeriggio. E raccolse le ultime parole profetiche della giornalista: «Morirò in piedi, come Emily Brontë».

Il film
Il lavoro teatrale si è mosso parallelamente al progetto di un film. «Su Oriana Fallaci si è detto e scritto tanto – commenta il regista Roberto Petrocchi – E’ stata amata e detestata con la stessa intensità eppure mai davvero compresa. Neppure la sua morte è riuscita a riconciliare gli animi e le diverse fazioni, restituendoci l’immagine, almeno prossima, a quelle che sono la sua identità ed intimità più profonde. Oriana ha conosciuto i potenti del mondo che ha sfidato dialetticamente, ma pochissimi sono stati suoi amici veri». Riccardo Nencini, che ha collaborato alla stesura della sceneggiatura, ricorda ancora con emozione quei momenti. «Ero riuscito a convincere il proprietario della torre medievale dei Mannelli, dove Oriana voleva morire, a concederle quel monumento – racconta Nencini -. Ma il locale non era adatto per un’assistenza medica e dunque andammo a cercare qualcosa di diverso. Durante questa peregrinazione in città alla ricerca in un appartamento lei aveva già stabilito che sarebbe morta a settembre e dunque voleva pagare l’affitto solo per un mese. “Non voglio pagare a questi bottegai l’affitto quando sono bella e morta”, mi disse».

Marco Gasperetti, corriere.it

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