Isabelle Huppert è La Padrina tra commedia e polar

Attrice 68/enne sui passi di Breaking Bad in film di Salomé

ROMA – Isabelle Huppert è davvero fuori categoria. A 68 anni lavora ancora tantissimo tra cinema e teatro, dimostrando anche una duttilità a tutto tondo proprio come ne LA PADRINA, film di Jean-Paul Salomé tra commedia e polar in cui l’attrice mette in atto una vera e propria trasformazione estetica, esistenziale e finanziaria.

Nel film, tratto dal romanzo La Daronne di Hannelore Cayre (edito in Italia da Edizioni leAssassine) e dal 14 ottobre in sala con I Wonder, l’attrice è Patience, traduttrice specializzata in intercettazioni telefoniche per la squadra antidroga. Una donna mal pagata, con una madre anziana malata a carico e con una vita piena di frustrazioni anche affettive.

Durante un’intercettazione arriva per lei l’occasione di cambiare vita. Viene infatti a conoscenza del traffico di hashish da parte del figlio di una donna che conosce bene, la badante della madre, e decide così di intrufolarsi nella rete dei trafficanti per proteggere, almeno inizialmente, il giovane. Ma quando si trova tra le mani un grosso carico di droga, non si fa sfuggire l’occasione, fa il salto di qualità e diventa La Padrina, una credibile “trafficante all’ingrosso” vestita come un’araba e con tanto di cane lupo al suo fianco. Per l’attrice si ripropone nel film lo stereotipo della cittadina modello che decide a un certo punto di reinventarsi fuorilegge per vivere una vita migliore grazie alle sue abilità, in questo caso la perfetta conoscenza dell’arabo. In molti hanno visto LA PADRINA una risposta al femminile a una delle serie tv più belle mai prodotte, ovvero BREAKING BAD. Lì il protagonista era un professore di chimica, Walter White, che, dopo aver scoperto di avere un cancro ai polmoni, decide di diventare socio di uno spacciatore di droga nella produzione di anfetamine per garantire il benessere alla sua famiglia.

“Ho molto apprezzato la storia, i toni e la tipologia di commedia/thriller. Soprattutto ho visto in essa la possibilità di fare un ritratto romantico di una donna attraverso il grande ruolo svolto da Isabelle Huppert – dice il regista. Ho immaginato il contrasto tra lei con la sua corporatura minuta e questo mondo rude di poliziotti e spacciatori in Porsche Cayenne, che lei tratta in modo irriverente. Ma tutto è accaduto grazie ad una serie di fortunate circostanze. Nell’estate 2017 – continua Jean-Paul Salomé – ho lasciato Unifrance, di cui sono stato presidente. Nei miei ultimi mesi lì, ho viaggiato molto proprio con la Huppert che stava promuovendo ELLE di Verhoeven. Nel frattempo Marc Irmer ha pensato a me per riadattare La Daronne. Mi è stato inviato il libro che ho adorato ed ero molto interessato nel bilanciamento di questi due generi: commedia e poliziesco”. E ancora il regista sul libro di Hannelore Cayre: “Senza svelarne il segreto, credo di poter dire che la storia di Patience nasca da una visione romanzata dei suoi genitori. Hannelore ha inoltre messo un po’ di se stessa nella tendenza “anarchica” del personaggio. Ha inventato invece il lato “criminale” della storia sulla base di quello che ha osservato nella sua attività di avvocato penalista, avendo difeso alcuni spacciatori. Conosceva quindi le procedure, i dialoghi e quanto altro”.

Ansa.it

Torna in alto