Dai trans ai carcerati, la radio che infranse i tabù

Il docufilm ha battuto il primo ciak. Ripercorre le tappe più significative di Radio Radicale

E’ nata sulla scia delle radio libere ma la sua missione è sempre stata il riconoscimento dei diritti civili aiutando l’Italia a rompere i suoi tabù, si trattasse di togliere i transessuali fuori dal ghetto o pretendere che i detenuti fossero trattati senza soprusi. Dai primi passi negli anni ’70 come voce di un piccolo partito e arriva fino ai nostri giorni rivendicando il ruolo di servizio pubblico.

E’ la storia raccontata da “Onde Radicali”, il film-documentario di Gianfranco Pannone scritto con Marco Dell’Omo e Simonetta Dezi: le riprese sono in corso e verrà trasmesso in autunno su Sky Documentaries (canali 122 e 402). La produzione voluta fortemente da Mario Mazzarotto con Movimento Film e realizzata con il sostegno del Ministero della Cultura. Dentro il film c’è quasi mezzo secolo di battaglie di Radio Radicale, in prima linea per dare voce a tutte le voci e per aprire i palazzi della politica. Una radio scomoda. In pochi ad esempio ricordano che nel 1982, quarant’anni prima del ddl Zan, anche grazie a una campagna di Radio radicale, l’Italia anticipò di molto il tema dell’identità sessuale riconoscendo il diritto dei trans di registrare all’anagrafe il cambio di sesso. “Facevamo fili diretti che potevano durare anche tutta la notte – ricorderà Francesco Rutelli nel film di Pannone – , e la gente, non solo i trans, ma anche i cittadini comuni, ci ascoltava e si ritrovava di fronte a Montecitorio, fino al giorno in cui la legge fu votata. Era la prima proposta di legge presentata dai radicali e fu approvata in tempi di Dc e promulgata da Sandro Pertini”. “Ho cercato di raccontare – spiega Pannone – un luogo della democrazia in un paese contraddittorio come l’Italia, che tende a nascondere le proprie storie. La radio si è posta in modo diverso, consentendo ai cittadini di accedere in presa diretta alle miserie e alle nobiltà del nostro paese”. Per il produttore Mazzarotto si tratta di “Un’occasione per raccontare uno straordinario pezzo della storia d’Italia attraverso le gesta di una radio che ha lottato a fianco dei cittadini per il riconoscimento dei diritti di tutti”. Il film, spiega sempre Pannone, racconta un lungo percorso partito dall’intuizione un po’ folle di Pino Pietrolucci, un giovanissimo militante con pochi soldi in tasca, che nel 1976 fonda Radio radicale e ne diviene il primo direttore. Grazie all’emittente arrivano in Parlamento i primi quattro radicali e con loro nascono le dirette da Camera e Senato. Tutto ruota intorno a quattro fatti di cronaca: l’uccisione di Giorgiana Masi durante una manifestazione promossa dai radicali nel 1977, il rapimento e la liberazione del giudice Giovanni D’Urso, l’arresto e la gogna giudiziaria subita da Enzo Tortora, l’uccisione del corrispondente della radio in Cecenia Antonio Russo. Ne parleranno i protagonisti dell’epoca: Emma Bonino, Francesco Rutelli, Roberto Giachetti, Rocco Papaleo, Tony Garrani, Gianfranco Spadaccia e molti altri. Grande spazio avranno anche le voci del passato grazie ai nastri custoditi nell’archivio storico della Radio. E per avere un punto di vista attuale gli autori hanno scelto di dar voce a tre giovanissimi redattori della rivista studentesca “Scomodo” che commentano le voci del “pantheon” dell’emittente: Enzo Tortora, Leonardo Sciascia, Antonio Russo, e , ovviamente, Marco Pannella e Massimo Bordin, le cui lunghe conversazioni domenicali, tra litigi e complicità, hanno costruito e consolidato negli anni l’immaginario collettivo di una radio così fuori dagli schemi che si permette il lusso di trasmettere, come colonna sonora, esclusivamente i requiem di Mozart, di Verdi e di Fauré .

ansa.it

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