Ficarra e Picone sono in Marocco, sul set del nuovo film

Un film e una tournée. Il prossimo anno di Ficarra e Picone sarà l’opposto che sabbatico. Il 12 dicembre esce il film di Natale per Medusa, a maggio 2020 parte il tour che si concluderà, dopo oltre cento date, l’8 dicembre a Milano.

Sabato avete iniziato le riprese del nuovo film in Marocco.
«L’abbiamo anche dichiarato fiscalmente quindi si può dire, siamo davvero felici come se fosse il nostro settimo film… A parte gli scherzi noi torniamo a fare cinema solo quando abbiamo una storia che ci stimola, cerchiamo di non percorrere strade che abbiamo già percorso, proviamo a spostare l’asticella sempre un po’ più in alto».

È la storia di…?
«Di un’amicizia, di un percorso di crescita umana, un viaggio reale, tangibile, ma anche interiore, personale che cambierà le vite di entrambi. Siamo un prete e un ladro, due persone diversissime, il bianco e il nero, il giorno e la notte… insomma Ficarra e Picone. È anche un viaggio nel tempo dove avremo a che fare con tanti personaggi ai tempi di Gesù, tra cui un inedito Erode interpretato da Massimo Popolizio».

A occhio il perfettino Picone indosserà la tonaca. Che rapporto avete con la religione?
Ficarra: «Io sono credente».
Picone: «Io quattro domande gliele devo fare… ricordo un aforisma di Pino Caruso — un gigante della comicità che si è momentaneamente assentato — che diceva: quando morirò dovrò ricordarmi di andare a protestare. Io ho tante curiosità, ma nessuna certezza».

«L’ora legale» è stato un successo da 11 milioni di euro di incassi. Ansia da prestazione?
«L’ansia ci sarebbe venuta se avessimo dovuto fare un film tanto per farlo. Abbiamo voglia di raccontare questa storia, quindi l’ansia non c’è».

L’anno prossimo festeggiate anche i 25 anni di carriera.
«Anche questi tutti fatturati… Faremo un tour di oltre cento date dove proporremo il nostro nuovo spettacolo, con pezzi di repertorio, cose che già il pubblico conosce, e altre scritte apposta, nuove e inedite. Sarà la summa dei nostri 25 anni: abbiamo scelto di festeggiarli con la gente e tra la gente. Ne verranno fuori anche quattro serate televisive».

È tempo di bilanci dunque. La vostra cosa migliore?
Picone: «Io penso sempre ai primi spettacolini nel palermitano, nei pub e nei ristoranti. Ricordo le prime dirette di Striscia, mi tremavano le gambe… E poi non dimenticherò mai il Sanremo con Pippo Baudo: stare con lui sul palco, lui che è la televisione, con tutto quello che ha rappresentato, fu una sensazione straordinaria».
Ficarra: «Confermo e aggiungo: mi porto dentro anche il festival di cabaret di Grottammare, il primo che abbiamo vinto, eravamo felicissimi, ci siamo detti che pure se fosse finita lì avevamo un sacco di cose da raccontare… poi per fortuna se ne sono aggiunte tante altre».

Una cosa negativa di questi 25 anni?
«Purtroppo c’è sempre stato pure Picone…».

La tv che momento vive?
«Più che di tv, ormai è giusto parlare di telecomando, che ti dà la possibilità di accedere a tantissime piattaforme: la tv generalista deve mettersi al passo delle nuove piattaforme: il telecomando ora ha molti bottoni, è uno stimolo per tutti quanti».

La politica che sentimento vi suscita?
«È la politica degli annunci, una politica che rimane bloccata, che governa solo creando paure senza incidere sulla qualità della vita delle persone, che è invece la missione che dovrebbe avere».

Chi buttereste giù dalla torre tra Salvini e Di Maio?
«Conoscendo l’Italia sicuramente questa torre sarà abusiva».
Conoscendo l’Italia sarà pure condonata…

Renato Franco, Corriere.it

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