«A raccontare comincia tu»: Raffaella Carrà, Sophia Loren e la bella Tv

La seconda puntata del programma della «Raffa Nazionale» su Raitre vede come protagonista l’attrice italiana più famosa al mondo. E il risultato è una delle pagine più belle e delicate che la Tv abbia scritto nella sua storia recente

Capita così spesso che i divi si raccontino in televisione che ci sembra di sapere tutto di loro, come se non avessero più segreti. Nel caso di Sophia Loren, le domande sono sempre più o meno le stesse: Mastroianni, De Sica, l’Oscar, la detenzione, l’amore per i figli. Eppure la seconda puntata di A raccontare comincia tu di Sophia ci ha detto qualcosa in più. Merito dell’intervistatrice Raffaella Carrà, ma soprattutto di un’atmosfera calda, quasi impalpabile, che ci porta nel fiume in piena dei ricordi senza che la nostalgia ci travolga.

La Loren e la Carrà sono complementari, quando si ferma una, inizia a parlare l’altra. Hanno quasi dieci anni di differenza e, nel corso della loro carriera, si sono sfiorate tante volte senza mai parlarsi davvero.

Certo è che non deve essere capitato molto spesso a Sophia di raccontare di Frank Sinatra e di Marlon Brando e di trovare dall’altra parte una donna che le dice «sì, ci ho lavorato insieme anch’io». È per questo che l’intervista cede presto il passo a una chiacchierata intima, a un’intersecarsi di esperienze e di filmati che immergono lo spettatore nei fasti di un tempo, dove salire la scaletta di un jet privato con addosso una pelliccia era la regola e dove capitava che Audrey Hepburn ti invitasse a pranzo servendoti «una polpettina piccola piccola» solo per dirti poco dopo che era già sazia. Ciò che colpisce è soprattutto l’intimità e la prontezza delle battute. Sophia ricorda di non essere entrata al Centro Sperimentale e la Raffa, in tutta risposta, le dice che lei ci è riuscita. La Carrà ricorda quella volta che Brando la avvicinò e le disse che se non fosse andato via l’avrebbe invitata fuori a cena e la Loren le risponde «ma quello era un bugiardo».

La confezione del programma si conferma deliziosa, con una scelta di musiche e immagini talmente accurata che pare il crescendo di qualche sinfonia. A un certo punto non si capisce più chi sia l’intervistata e chi sia l’intervistatrice ed è questo il punto di forza di A raccontare comincia tu: niente domande studiate a tavolino, nessuno studio con il pubblico sugli spalti che applaude a comando. Solo due leggende, una della televisione e l’altra del cinema, sedute su un divano bianco a bersi un caffè e a ricordare come sono riuscite a diventare i miti che sono oggi. Con fierezza, un pizzico di autoironia e, soprattutto, senza mai prendersi troppo sul serio.

Mario Manca, Vanity Fair

Torna in alto