Comcast sfida Disney, sull’acquisizione di 21st Century Fox

Il risico dei media a livello globale non sembra essere terminato. A metà dicembre scorso l’annuncio: Disney mette sul piatto 52,4 miiliardi di dollari per rilevare la 21st Century Fox. L’operazione è studiata con uno scambio azionario al concambio di 0,2745 azioni Disnay per ogni titolo di Fox. Tutto concluso quindi? Niente affatto. Di oggi le indiscrezioni secondo le quali Comcast starebbe studiando una contro offerta. Nessuna ufficialità, ma fonti vicine alle trattative sentite da Bloomberg, parlano di un rilancio da 60 miliardi di dollari per la maggior parte degli asset di Fox, compresa la casa di produzione di film e serie tv, il 39% di Sky, il canale indiano Star India e canali di pay-tv come FX e National Geographic.

Rupert Murdoch aveva preferito l’offerta Disney lo scorso anno, pensando che presentasse meno rischi regolatori rispetto a un’operazione con Comcast. Ma attualmente non pare che il deal abbia così la strada spianata, soprattutto dalle parti di Washington. In quest’ambito di incertezze potrebbe insinuarsi il rilancio di Comcast che supererebbe di gran lunga, finanziarimente, quanto offerto dalla casa madre di topolino. D’altra parte il rafforzamento di un polo vuol dire una maggiore pressione sul fronte della concorrenza per l’altro, quindi non c’è da stupirsi che Comcast non si dia per vinta.

Così Comcast sta alla finestra e aspetta il filing che sarà preparato dalla 21st Century Fox in vista dell’assemblea degli azionisti che sarà chiamata a votare per l’operazione Disney. A quel punto potrebbe avere più armi per una contro-offerta, che prevederebbe l’esclusione dal deal di asset come i canali sportivi regionali per ottenere più facilmente il via libera dal punto di vista regolatorio, scrive il Wall Street Journal che per primo ha dato la notizia.

Come sta facendo, su un altro fronte del settore media, anche AT&T che sta andando epr vie legali per contrastare l’opposizione del governo all’acquisizione di Time Warner. Un segnale di quanto stia diventando agguerrita la concorrenza in questo frangente di consolidamento del comparto, a partire proprio dagli Stati Uniti.

Monica D’Ascenzo, Il Sole 24 Ore

Torna in alto