Bruce Springsteen fa un pieno di soul per prepararsi al nuovo tour mondiale

E’ uscito “Only the Strong Survive”, album in cui il Boss rilegge 15 brani dei cataloghi Motown, Gamble and Huff e Stax

Bruce Springsteen pubblica “Only The Strong Survive”, un nuovo album interamente composto da cover di brani soul dai cataloghi Motown, Gamble and Huff e Stax. Una raccolta tutt’altro che scontato perché, a parte qualche eccezione, i brani scelti dal Boss sono gemme rare più che classici stranoti, canzoni alle quali lui ha messo la propria impronta facendoli suoi. Un disco realizzato senza la E Street Band che però Springsteen ritroverà nel prossimo tour mondiale che toccherà anche l’Italia con date a Ferrara, Roma e Monza.

Bruce Springsteen è un devoto “soul brother” fin dai tempi, come lui stesso racconta, in cui da ragazzo cominciava a calcare i palchi attorno ad Asbury Park e “chiunque suonasse in quegli anni in un bar di quella zona del New Jersey suonava soul”. Non a caso negli anni Bruce ha disseminato di cover e citazioni le scalette dei suoi torrenziali concerti, potendo contare su una band che quanto a black music ne sa quanto lui. E forse anche per questo l’assenza della E Street Band lascia perplessi. Ma Springsteen a questo giro ha preferito fare tutto con il produttore Ron Aiello, che ha suonato praticamente tutti gli strumenti, eccezion fatta per i fiati. A quelli ci hanno pensato gli E Street Horns mentre per ai cori c’è anche la fida Soozie Tyrrel, unico componente della E Street Band.

Per l’occasione il Boss ha deciso di pescare 15 brani tralasciando i super classici che sarebbero stati una scelta tanto scontata quanto con minore possibilità di movimento. Alla fine l’unica vera hit presente è “Nightshift“, il grande successo dei Commodores, lanciata come singolo. Il resto sono gioielli da intenditori con alcuni capolavori di genere tipo “Don’t Play That Song For Me“, scritto per Ben E.King ma reso immortale da Aretha Franklin, “The Sun Ain’t Gonna Shine Anymore“, scritta da Frankie Valli ma diventata la signature song dei Walker Brothers. E ancora “What Becomes Of The Broken Hearted“, un must di Jimmy Ruffin, la ballad di William Bell “I Forgot To Be Your Lover” dove come guest star c’è Sam Moore, leggenda della Stax Records ospite anche di “Soul Days“.

Dall’epoca d’oro della Motown arrivano due brani pescati dal repertorio di due tra i più grandi gruppi vocali della storia: i Four Tops e i Temptations. Dei primi c’è la travolgente “7 Rooms of Gloom“, dei Temptations “I Wish It Would Rain“. Non poteva mancare un omaggio ad Humble & Guff, fondatori del Philly Sound: ci sono così “Hey Western Union Man” e “Any other way“.

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