Il visionario Blake approda alla Tate

Londra rende omaggio a ‘L’artista di Dio’ che sfidò un’epoca.

L’opera di William Blake, ricordato oggi tra i massimi artisti che la Gran Bretagna abbia mai avuto, approda alla Tate Britain con una mostra di circa 300 lavori tra i più importanti e raramente esposti. L’esposizione, che si apre oggi e si chiuderà a febbraio 2020, riesaminerà le opere di questa figura eccentrica: pittore, incisore e poeta visionario, considerato un tempo pazzo per le sue idee stravaganti.

La vicenda umana e artistica di Blake fu frutto di un’epoca di grandi stravolgimenti, rivoluzioni, guerre, così come di politiche progressiste: crogiuolo della sua immaginazione unica che lo costrinse a lottare tutta la vita per essere compreso e riconosciuto. “L’immaginazione non è uno stato mentale è l’esistenza umana stessa”, amava ripetere, lui che sostenne di aver avuto visioni per tutta la vita, di essere stato istruito e incoraggiato dagli Arcangeli per dar vita alle sue creazioni che riproducono spesso immagini di tipo religioso. Non a caso Dio e la Cristianità rappresentano il fulcro dei suoi scritti e la fonte della sua ispirazione.

Celebrato come poeta, Blake aveva anche delle grandi ambizioni da artista figurativo e immaginò grandi affreschi che però non furono mai realizzati. Per la prima volta, due opere, The Spiritual Form of Nelson Guiding Leviathan (1805) e The Spiritual Form of Pitt Guiding Behemoth (1805), saranno ingrandite digitalmente e proiettate sulle pareti della Tate Britain alla grandezza monumentale concepita inizialmente da Blake. Le opere originali saranno invece esposte poco lontano, come parte della ricostruzione della mostra del 1809, che rappresenta l’unico e infruttuoso tentativo di Blake di ottenere un riconoscimento pubblico in veste di pittore. La Tate Britain ricreerà la stanza domestica, al di sopra della bottega di calze di famiglia, in cui ebbe luogo l’esposizione, permettendo così ai visitatori moderni d’ammirare queste opere alle stesse condizioni di quelli del 1809. La mostra vuole fornire infatti una cornice biografica in cui considerare la vita e l’opera di Blake.

Nato a Londra, al 28A di Broad Street, il 28 novembre del 1757, in una famiglia della piccola borghesia, Blake era il terzo di sette fratelli. Il padre James, vendeva calze e maglieria. L’artista non frequentò mai la scuola ma fu educato in casa dalla madre. I Blake non facevano parte della Chiesa Anglicana, ma si pensa che appartenessero alla Chiesa Morava. La Bibbia entrò ben presto nella vita di Blake ed ebbe su di lui una profonda influenza, restando fonte di ispirazione per tutta la sua esistenza.

La mostra dedica particolare attenzione pure al contesto della Londra in cui l’artista visse per la maggior parte dei suoi anni e morì nel 1827. Una sezione mette poi in luce il fondamentale ruolo della moglie Catherine, curatrice delle sue stampe e dei suoi libri miniati. Catherine Boucher sposò l’artista il 10 agosto 1782 nella chiesa di St. Mary a Battersea. Analfabeta, firmò il contratto di matrimonio con una X. Ma con il tempo, oltre ad insegnarle a leggere e scrivere, Blake le spiegò anche l’arte dell’incisione e per tutta la vita la donna si dimostrò un ineguagliabile sostegno, aiutando il marito a dare alle stampe i suoi Libri miniati e sostenendolo moralmente nonostante le numerose delusioni a cui andò incontro.

La mostra alla Tate si apre con Albion Rose (1793), interpretazione del mito della fondazione della Gran Bretagna, creata in risposta al mercantilismo, l’austerità e il populismo grossolano del tempo. Tra gli altri pezzi forti, una selezione di opere della Collezione Reale e alcuni dei suoi dipinti più noti, tra cui Newton e Ghost of a Flea. Quest’opera complessa fu ispirata da una visione indotta durante una seduta spiritica e sarà mostrata accanto a uno schizzo preliminare raramente visto. La mostra si chiude con The Ancient of Days (1827) completato solo pochi giorni prima della morte dell’artista.

Ansa.it

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