Quattro donne in lotta dietro il telefono, ecco ‘Le ragazze del centralino’: “Storia di rivalsa e femminismo”

La prima serie spagnola ideata e prodotta da Netflix torna con la quarta stagione. Intervista agli autori Ramón Campos e Gema R. Neira

Belle, combattive, innamorate ma soprattutto pronte a tutto pur di lasciare il proprio segno nella storia, sono le quattro ‘chicas del cable’, Le ragazze del centralino, la serie tv spagnola arrivata alla quarta stagione, dal 9 agosto su Netflix. Quattro giovani donne che a Madrid si ritrovano a lavorare per la neonata prima grande Compagnia del telefono.La Spagna della fine degli anni Venti e l’inizio degli anni Trenta, tra storie d’amore, lotte femministe, elementi storici e battaglie per l’identità personale è lo sfondo su cui si intrecciano le vicende delle quattro ragazze, donne diversissime diventate amiche sul posto di lavoro. Sono la timidissima Marga (Nadia de Santiago) che viene dalla campagna e dovrà imparare a farsi strada in un mondo di uomini per diventare la prima contabile, la ricca Carlota (Ana Fernández) figlia di un generale che scappa di casa pur di avere un po’ di libertà e che in questa nuova stagione si candida per diventare il primo sindaco donna della capitale, l’apparente fragile ma in realtà tosta Angeles (Maggie Civantos), vessata dal marito ma che ha dimostrato di avere doti da doppiogiochista, Lidia (Blanca Suárez), ragazza del popolo con un passato difficile e una grande intraprendenza divisa fra l’amore di due uomini, il Francisco (Yon González) della sua infanzia e il Carlos (Martiño Rivas) che ha conosciuto in città. “Qualche anno fa la mostra ‘Operatrici telefoniche: il mondo nelle loro mani’ ci ha fatto rendere conto come la rivoluzione telefonica abbia avuto un ruolo centrale nel mondo femminile – dicono gli autori Ramón Campos e Gema R. Neira – Prima di allora le donne potevano essere insegnanti, suore o cameriere, con la nascita del ruolo delle centraliste improvvisamente hanno avuto la possibilità di essere indipendenti”.La serie ricostruisce in modo accurato il periodo storico e riporta con precisione certi fatti documentati “la creazione stessa della compagnia telefonica, la prima chiamata intercontinentale tra Spagna e Stati Uniti, come pure l’interesse della corona nella compagnia” spiegano gli showrunner spagnoli, ma soprattutto lo sforzo è stato quello di ricreare quell’ambiente sociale “il luogo di ritrovo delle femministe, alcuni ristoranti e club che si vedono nella serie”. Questa quarta stagione si apre in un momento cruciale della storia del paese, è il settembre del 1931, la monarchia è alle spalle e nella neonata Repubblica le quattro eroine si sentono quanto mai pronte per la battaglia definitiva per i diritti, la libertà e l’uguaglianza. Eppure ancora una volta la loro vita privata andrà a confliggere con il proprio ruolo pubblico: Carlota verrà ricattata con foto rubate e costretta a ritirare la sua candidatura a sindaco e le altre amiche si ritroveranno a dover combattere per la libertà dell’amica, accusata di aver ucciso il suo rivale politico, perché come dice Lidia “talvolta per ottenere giustizia occorre aggirare la legge”.Per chi ancora non conosce la serie siamo più dalle parti di Big Little Lies piuttosto che Sex and the City, un po’ mélo e un po’ commedia di costume, un po’ thriller e un po’ pamphlet sociale. Per ricostruire la Madrid a cavallo tra gli anni Venti e Trenta gli autori si sono ispirati dal punto di vista visivo ad alcuni film che avevano amato come Il Grande Gatsby con Robert Redford o Midnight in Paris di Woody Allen, “l’idea era di rivedere quell’epoca aggiungendoci un tocco della Barcellona modernista con le sue curve – hanno spiegato –, mentre per quel che riguarda il modo di raccontare la nostra più grande influenza è sicuramente Alfred Hitchcock, in special modo nel film Marnie”.La serie affronta in modo libero anche il tema dell’identità sessuale e della transessualità, il personaggio di Sara che diventa Oscar, di cui Carlota è innamorata, è centrale per la trama ma anche per la ricostruzione della mentalità di quel tempo. Tutto questo insieme alle rivendicazioni femministe in ambito di famiglia, lavoro, società hanno reso la serie, la prima spagnola della piattaforma Netflix ben prima di La casa di carta, quanto mai attuale e anticipato le tematiche di movimenti come Time’s Up e #MeToo.“Mentre sviluppavamo la storia ci siamo resi conto che nonostante ci siano stati molti avanzamenti per la condizione femminile negli anni, è ancora oggi più difficile per una donna rispetto a un uomo ottenere una posizione di dirigenza, esistono ancora sensi di colpa per le lavoratrici che hanno famiglia e soprattutto esistono ancora gli abusi sul luogo di lavoro – dicono Campos e Neira – la soddisfazione più grande è venuta dalla figlia adolescente di un nostro amico che ci ha rivelato che da quando ha iniziato a vedere la serie, ha cominciato a vedere in modo diverso il suo futuro, convinta di voler dimostrare a se stessa e al mondo di cosa poteva essere capace. Questo è un momento fondamentale per l’emancipazione femminile dopo tanti anni di sessismo e le serie tv, come parte integrante della cultura, hanno una grossa responsabilità per aiutarci ad avanzare”.

Chiara Ugolini, repubblica.it

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