Francesca Fialdini, vi racconto l’incubo della Fame d’amore

 “Una volta una ragazza mi ha detto: l’unico complimento che accetto è che ‘begli occhi che hai’. Perché gli occhi sono l’unica parte del corpo che non può ingrassare’. Questi ragazzi arrivano nelle strutture che pesano una ventina di chili e si reggono appena in piedi, eppure continuano a non mangiare e a sopravvivere con un sondino. Ma c’è anche chi pesa 120 chili perché la mente gli dice che dietro il grasso si può nascondere. Oppure c’è Alberto, un medico che ha tutte le competenze per capire cosa fa bene e cosa fa male al suo corpo, però è malato e la notte fa attività fisica per ore, fino a consumarsi. E poi Grazia, Giulia, Sara, Sofia, Beatrice…”. A raccontare è Francesca Fialdini, padrona di casa di “Da noi… a ruota libera”, ogni domenica alle 17.35 su Rai1, ora al debutto anche con “Fame d’amore”, docuserie in quattro puntate che da lunedì 11 maggio, in seconda serata su Rai3, affronta il tema del disturbo del comportamento alimentare. “E’ uno dei disagi giovanili più diffusi e meno raccontati”, spiega all’ANSA. “Solo in Italia ne soffrono tre milioni di giovani, con oltre 8500 nuovi casi l’anno. Ma c’è un sommerso che fa alzare di molto quel numero”, dice. Mentre l’età media dell’insorgenza, tra i 15 e i 19 anni, tende ad abbassarsi. “Un vero e proprio bollettino di guerra che il Coronavirus ha fatto ulteriormente aggravare – prosegue – Al numero verde dedicato le chiamate in cerca d’aiuto sono triplicate”. Ma cosa rende oggi l’anoressia, la bulimia e le dipendenze da cibo così diffuse? Cosa alimenta l’ossessione per l’immagine e per il corpo di tanti giovani donne e uomini del nostro tempo? Il programma, firmato da Andrea Casadio e prodotto da Rai3 in collaborazione con Ballandi, prova a cercare risposte tra le storie dei ragazzi di due comunità d’eccellenza, Villa Miralago di Varese e Palazzo Francisci a Todi, due luoghi dell’anima che accolgono e curano le ferite di queste patologie. “C’è chi dice che queste ragazze vogliono essere magre per assomigliare alle modelle come Kate Moss. Non è vero. Il ragionamento che divora chi soffre di anoressia, bulimia o di disturbo da abbuffata è togliere tutte quelle caratteristiche che possano aver un appeal sulla gente o su uno sguardo curioso – spiega la Fialdini – Puntano a scomparire, non a diventare più belle. È un problema che ha a che fare con la crescita e gli affetti primari”. Con l’attenzione e la delicatezza che la contraddistinguono, la Fialdini si è fatta ora voce narrante ora interprete dei loro racconti. “Abbiamo scelto le storie che per noi potevano rappresentare meglio mostrare l’estremo cui si può arrivare. Ma incontrerete tanti ragazzi che potrebbero essere i nostri figli, fratelli, alunni. Perché spesso i docenti non riconoscono queste malattie o non riescono a dirlo ai genitori. Oppure, sono i genitori stessi che non sanno a chi rivolgersi per chiedere aiuto, perché in Italia le strutture sono decisamente poche rispetto ai malati. Il lockdown? Abbiamo girato fino all’ultimo. Poi ci siamo dovuti adattare alle nuove misure d’emergenza – risponde – Ma è il racconto dell’Italia, degli italiani di tutti i giorni, quello che più mi appassiona. Come anche nella domenica di Rai1”. Ed è su questo fil rouge che è in lavorazione un nuovo progetto estivo. “Stiamo pensando a una versione speciale di Sconosciuti, il programma della Stand by me per Rai3, sotto il titolo “Così è la vita”. Ci piacerebbe mettere insieme molte cose rimaste inedite, interviste lunghe che abbiamo, su grandi temi – riflette lei – Anche un po’ per chiederci: ma noi italiani siamo ancora gli stessi di tre mesi fa?”.

ANSA

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