StraMorgan, alla fine l’ho visto (e ve ne parlo)

(di Tiziano Rapanà) Billy Cobham l’aveva trovata la soluzione, la luce in fondo al tunnel, ossia il funky. No, non c’è nessuna dichiarazione. Non l’ha detto, l’ha suonato: vale uguale. Light at the End of the Tunnel, è chiaro (o no?). La luce dello StraMorgan, ossia illuminazione pubblica che non si accontenta di una lampada a petrolio – e alla faccia del risparmio energetico! -, è ampia e mira ad illustrare tutte le ossa della struttura culturale e intellettuale dell’artista raccontato. Ecco il tema della prima puntata: Modugno in coppia con Elvis Presley. Due unicum formidabili, che sono stati oggetto di analisi (più il primo, ad onor del vero) tra canzoni e spiegazioni e rifacimenti in coppia o ad opera del solo Morgan. Il pirata del cantautorato nostrano è stato generoso nel mettersi nella stessa posa umana di Billy Swan in I can help (brano inciso anche da Elvis per l’album Today). Anche Morgan vuole essere d’aiuto ai tanti che vogliono capirci qualcosa in più di Modugno. “Se posso essere d’aiuto, eccomi”, sembra dire l’artista al pubblico. Non c’è il professore in cattedra: si evita così la mielosa retorica del finto professor Keating (“O capitano, mio capitano…” e a rivedere quel film mi viene voglia di sbadigliare) e soprattutto non sfiora minimamente l’austera protervia del direttore del libro Cuore. Morgan si pone da pari a pari con il pubblico a casa e Pino Strabioli gli dà corda, con il tono pacato dell’assistente di laboratorio. Pochi ospiti, ben calibrati (Paolo Rossi e Vinicio Capossela), tanta musica ben strumentata da un’orchestra formata da giovani musicisti e tanta voglia di raccontare. Quattro puntate per quattro artisti italiani (Modugno, Bindi, Battiato e Battisti) che Morgan compara con quattro titani stranieri. Ieri Rai 2, in seconda serata, ha presentato questo riuscito primo atto. Per fortuna, non si sfiora il presente. E non è poi che ci sia così tanto da raccontare, li avete sentiti i tempi che corrono? Non c’è nemmeno il gusto di fare una camminata. Almeno prima anche il non eccelso funzionava e dal cilindro veniva fuori l’unico disco solista di Danny Wilson: non era geniale come il fratello ma era notevole (eppoi era l’unico della famiglia a praticare il surf).

tiziano.rp@gmail.com

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