«La compagnia del Cigno 2», ritorno al Conservatorio 

Tutti per una (la musica classica). Una per tutti. Torna, da domenica in prima serata su Rai1, La compagnia del Cigno, seconda stagione della serie in sei puntate sui sette studenti del conservatorio Giuseppe Verdi di Milano guidati dal maestro Luca Marioni (Alessio Boni). Nuovo capitolo per il teleromanzo di formazione di Ivan Cotroneo (scritto con Monica Rametta e prodotto da Indigo con Raifiction) a due anni dalla prima stagione. «Lì — spiega Cotroneo — abbiamo raccontato la nascita dell’amicizia tra i ragazzi. Li ritroviamo alle soglie della maturità e dell’ingresso nel mondo accademico del conservatorio. La competizione si fa più serrata, le relazioni sentimentali più impegnative, le strade potrebbero anche divergere». Per dirla con Marioni: «Cercate di restare amici, è la più grande battaglia che dovete combattere». La vita bussa e fa pure male. Lo sanno bene gli adulti del gruppo: Marini/Boni, sua moglie Irene Valeri (Anna Valle), e l’ultimo arrivato, l’ex allievo diventato grande direttore d’orchestra Teoman Kayà (Mehmet Gunsur). Certe amicizie, come gli amori, non finiscono. Fanno giri immensi e poi ritornano. E riaprono vecchie ferite. La narrazione tocca corde inaspettate. A anche i genitori dei ragazzi vivranno giorni tumultuosi.

Ma al centro ci sono loro, i sette della compagnia. Matteo (Leonardo Mazzarotto), Barbara (Fotinì Peluso), Domenico (Emanuele Misuraca), Sara (Hildegard De Stefano), Robbo (Ario Nikolas Sgroi), Sofia (Chiara Pia Aurora), Rosario (Francesco Tozzi). Cresciuti, come gli attori che li interpretano. «C’è un film che amo molto, Boyhood di Richard Linklater, che segue la crescita di un ragazzo. Seguire le loro trasformazioni, in sintonia con il loro personaggio, i cambiamenti fisici, la loro attitudine, è stato un regalo. Siamo cresciuti insieme». I diretti interessati confermano. «All’inizio, l’idea di un gruppo di sette mi preoccupava, non era scontato creare la sintonia necessaria — racconta Fotinì Peluso —. Eppure c’è, non è finzione. Non ho mai avuto un gruppo così coeso, mi sono resa conto quest’anno, con la pandemia, quanto sia importante poter contare su amici solidi. Così come ho riscoperto il potere della musica. Sono un po’ la pecora nera del gruppo, non ho fatto il conservatorio ma fin da piccola ho studiato pianoforte. Suonare mi ha fatto star bene». Le note sono state un collante. «L’incursione nella recitazione non li ha distratti dalla musica», assicura Cotroneo. Leonardo Mazzarotto, romano, classe 1998, dopo la laurea triennale in violino al Conservatorio Santa Cecilia, ora studia per la magistrale. «Il rapporto con la musica è imprescindibile, ma lascia spazio anche per altre cose. Sto facendo provini. E oggi (ieri, ndr) esce In ascolto, raccolta di pensieri e poesie per La Nave di Teseo». Stesso percorso di studi, stessa casa editrice per Hildegard De Stefano, milanese, 23 anni per il suo Diario Musicale, accompagnato da un album di registrazioni. «Tutto mi riporta alla musica. Noi siamo stati fortunati, in questo periodo in cui tutto era fermo con la scelta dello streaming, lontano dalla sua dimensione naturale. Abbiamo girato scene di concerti mentre il settore era fermo. Un auspicio». Bloccate nel febbraio scorso dall’emergenza sanitaria, le riprese sono ripartite in estate. «I protocolli ci hanno fatto lavorare in sicurezza— precisa Cotroneo —. Vedremo classi piene e concerti affollati. Grazie ad accorgimenti scenografici ed effetti speciali. L’augurio è che lo spettacolo dal vivo torni a essere una realtà». Diverse le collaborazioni con realtà musicali, in primis con il Verdi e l’associazione Orchestra giovanile di Roma. Spazio anche alla lirica. E alla musica leggerissima. Con versioni sinfoniche di successi di Vasco Rossi, Gino Paoli, Riccardo Cocciante, Mia Martini. E camei di artisti come Ornella Vanoni, Malika Ayane, Francesco Gabbani. «E Mika, oltre a firmare la sigla, è protagonista di un live».

Stefania Ulivi, Corriere.it

Torna in alto