Enrique Iglesias, primo live a Roma per celebrare vent’anni di latin pop

Vent’anni di successi «volati come fossero cinque»: il tempo non sembra scalfire Enrique Iglesias, ben lontano dal dimostrare i suoi 43 anni e dall’avvertire l’importanza del suo ruolo nel pop mondiale. Re della musica latina, oltre 135 milioni di dischi venduti, più numeri uno in classifica di Michael Jackson, da «Bailando» a «Hero» ha messo a segno hit planetarie passando dallo spagnolo all’inglese, dal ritmo solare del reggaeton alle ballate romantiche. «Se vent’anni fa mi avessero chiesto dove mi sarei immaginato oggi, avrei risposto che non avrei mai pensato di poter fare quello che amo così a lungo», racconta Enrique.

Nato a Madrid, terzo figlio di un’icona della musica spagnola comeJulio Iglesias, è cresciuto a Miami, dove vive ancora oggi, «un posto in cui non impari mai perfettamente né lo spagnolo né l’inglese, ma in cui impari a sentirti a tuo agio con entrambe le lingue». Il primissimo concerto, invece, è stato in Texas: «Lo ricordo perfettamente, ero incredibilmente nervoso. Ma lo sono anche oggi, ogni volta che salgo sul palco. Penso sia una fortuna perché significa che tengo tanto a quello che faccio». L’entusiasmo accompagna anche il suo ritorno in Italia, dove si esibirà per un’unica data il 5 maggio a Roma con «All the hits live»: «In Italia ho fatto pochi concerti e questo è il mio primo a Roma, ci credete? Erano anni che volevo venirci. Lo show è super, condensa tutto il mio percorso. In due ore cerco di dare il massimo».

Agli esordi, ricorda, aveva camuffato la sua identità: «Era una sorta di superstizione. Non volevo essere influenzato da nessuno e quindi per un po’ ho tenuto segrete le mie ambizioni musicali a tutti, anche alla mia famiglia. Non l’ho fatto per paura del confronto con mio padre perché sono convinto che il pubblico non si possa ingannare: se non hai qualcosa da dire lo capisce e non compra un disco solo per un cognome». Grazie a star come lui, o come Ricky Martin e Gloria Estefan, il ritmo latino ha invaso il pop, dando vita, negli ultimi anni, a una schiera di altri artisti e sottogeneri. Ad esempio il latin trap, che Iglesias sperimenta nel suo ultimo singolo «Despues que te perdi», insieme al portoricano Jon Z: «Quando ho sentito questa canzone ho capito subito che era emotivamente giusta. Non ho dato peso al fatto che oggi la trap sia così mainstream. Il pop in questo periodo cambia ogni 3 o 6 mesi ed è importante non sentirsi sotto pressione». Il ruolo dominante della musica latina, però, è sotto gli occhi di tutti: «Certo, basta aprire Spotify. E io adoro questa ondata urban, è irresistibile».

Il brano con Jon Z è il capitolo più recente di una lunga fila di collaborazioni: «All’inizio scrivevo molto da solo, ma un po’ alla volta ho scoperto l’importanza di uscire dalla propria comfort zone e lavorare con altri artisti. Ho imparato tanto da tutti, da Pitbull, da Usher, da chi aveva background diversi dal mio». Ad aprirgli la via, ricorda, è stato il duetto con Whitney Houston in «Could I have this kiss forever»: «È una delle esperienze di cui sono più orgoglioso. Da bambino ero un suo fan e ritrovarmi a cantare con lei è stato surreale. Non dimenticherò mai la sua dolcezza, quanto mi abbia messo a mio agio e quanto sia stato facile lavorarci insieme. Era speciale»

Circondarsi di persone speciali, racconta, è uno degli insegnamenti più importanti che gli sono venuti dal padre: «Da lui ho imparato tanto e ovviamente ne sono stato influenzato. Il vantaggio più grande è stato capire da subito come comportarmi nel mondo dello spettacolo, come affrontare questo ambiente che spesso è mentalmente duro. È cruciale scegliere bene chi avere intorno perché fare l’artista a volte ti porta sulle montagne russe a livello emotivo». Ma come il padre punta anche lui a una carriera lunghissima? «Non ne ho proprio idea, non riesco a guardare così avanti. Adesso festeggio quel che ho ottenuto e non rimpiango nulla». Un nuovo album, intanto, è già in lavorazione, il primo in cinque anni e dalla nascita dei suoi gemelli, avuti nel 2017 dalla compagna ex tennista Anna Kournikova. «Spero che il disco esca entro fine anno. So che tutti me lo chiedono, ma non ho ancora scritto una canzone per i miei figli: prima o poi la farò».

Barbara Visentin, Corriere della Sera

Torna in alto