TONI SERVILLO, LA MIA PRIMA COMMEDIA TRA WILDER E ALLEN: “MI PIACEVA L’IDEA DI CAMBIARE”

Il ‘serioso’ attore arriva in sala, per la diciassettesima volta, con una vera commedia: è uno psicanalista, molto chiuso, che finisce in palestra dove incontra una personal trainer folle (Veronica Echegui). Ma sul suo Berlusconi in ‘Loro’ di Sorrentino, Servillo ha la bocca cucita

Lasciati andare è il suo diciassettesimo film da protagonista. Gli altri erano drammi, polizieschi, lunghi, corti, d’autore, opere prime, belli e brutti, epocali, da Oscar ma questa è la prima commedia-commedia. Toni Servillo debutta, infatti, sullo schermo come interprete brillante. Il film è Lasciati andare di Francesco Amato, in uscita il 13 (in ben 250 sale e quel giorno il film inaugurerà il primo cinema ricostruito di Amatrice): l’attore che più è considerato rigoroso, serio, controllato, l’immagine del cinema d’autore italiano, che in autunno vestirà l’impegnativo ruolo di Berlusconi nel nuovo film di Paolo Sorrentino, Loro, il quinto insieme (“Non ho nulla da dire per ora, conosco il progetto solo in parte. Posso solo dire che sono felicissimo di fare un lavoro con Paolo”), lo ritroviamo in situazioni assolutamente bizzarre, intento a correre e fare jogging, piegamenti addominali, a inseguire una giovane trainer spagnola che vive con un pizzico di follia e intento a compiere un transfert psicoanalitico con un delinquente. “Un giorno mi ha cercato Francesco Amato, il regista. Io ho letto il copione e abbiamo fatto il film. Tutto è nato e si è svolto molto semplicemente. Mi piaceva, l’avevo detto più volte, l’idea di poter fare una commedia, ed eccola qui”, ha spiegato l’attore.
In Lasciati andare, prodotto da Cattleya con RaiCinema, è Elia Venezia, uno psicanalista, molto controllato, solitario, con una moglie (Carla Signoris) con cui fa il separato in casa, pazienti che sopporta alla bene e meglio; un uomo chiuso nel suo mondo mentale, finché proprio quel corpo così poco considerato (se si eccettua il piacere dei dolci) gli manda un’avvisaglia: deve stare a dieta e fare ginnastica. È lì, in una palestra, che conosce Claudia, una personal trainer fulminata ma simpatica, tutta corpo e guai in cui trascinerà anche Elia. Una commedia leggera, i cui punti di forza sono due, un cast davvero notevole, oltre al primo Servillo in versione brillante, la ‘scoperta’ spagnola Veronica Echegui, Luca Marinelli perfetto nella parte dello schizzato Ettore e la sempre brava Carla Signoris in quello della moglie, un contorno di bravi caratteristi. E un copione da commedia all’italiana.
“Sì, la sceneggiatura è la prima cosa che mi è piaciuta. Questi due personaggi, Elia e Claudia, che si aiutano vicendevolmente e capiscono insieme che lasciarsi andare è giusto, che vivere la vita da efferati dilettanti ogni tanto funziona. Questo, credo che sia il messaggio che lanci il film”, dice Servillo. E Veronica Echegui, che è una apprezzata attrice in Spagna, ha imparato bene l’italiano ed è, anche di persona, dal vero, diretta e istintiva come la Claudia del film aggiunge: “Sì il copione è magnifico, neanche in Spagna succede, non ho mai trovato una sceneggiatura così. E poi di Toni io ero innamorata, grazie a Jep Gambardella. Ma conoscendolo di persona mi sono innamorata ancora di più, perché ha una umanità grandissima, mi ha incoraggiata un sacco e con me è stato molto carino, mi ha protetto”.
Nella finzione della storia, lei è carina, giovane e molto spigliata; Servillo è rotondetto, un sedentario incallito con la pancia: “Finta – tiene a precisare l’attore – la pancia era posticcia e quanto alla barba ce l’avevo davvero in quel periodo, abbiamo detto, lasciamola”. A strigliarlo nel film è Giovanna, la moglie ‘separata in casa’ che è Carla Signoris: “Quello tra lei e Elia è un amore superiore che ha abbandonato la quotidianità ma continuano ad amarsi. E ci si aspetterebbe che l’uomo scelga la ragazza giovane, no cari questa volta non succede”, ironizza l’attrice.
I dialoghi guardano all’umorismo ebraico (e ebreo è il protagonista e l’ambientazione è la Roma del bellissimo ghetto), “quell’umorismo che non è una antologia di barzellette ma uno strumento per superare i propri problemi. Io non credo che la commedia sia disimpegno ma misurarsi con le proprie fragilità – spiega il regista – Ed è la commedia, il cinema che ci piace: Billy Wilder, Lubitsch, Woody Allen”.
Un film leggero ma con una sua filosofia che è quella del titolo: lasciati andare. “Per me qui ha voluto dire mettere in gioco autoironia e coraggio – confessa Francesco Amato – Quando nasceva questo film attraversavo un momento difficile e questo film è la risposta a un momento delicato della mia vita. Forse per questo ho sentito l’esigenza di vivere la vita con più leggerezza non prendere le difficoltà sul serio come ci ha insegnato Groucho Marx che è stato tra i nostri riferimenti del film. E il coraggio perché ce ne vuole a fare un film pieno di talenti eccellenti”. Anche nei ruoli secondari: Vincenzo Nemolato, Paolo Graziosi, Pietro Sermonti, Vincenzo Nemolato, Carlo De Ruggieri, Valentina Carnelutti, Giulio Beranek, Antonio Petrocelli, Giacomo Poretti, Glen Blackhall. “Nella vita si cambia: questo dice il film. Le cose non vanno? Alza il culo e cambiare si può”, è la sintesi della morale, come la dicono Veronica Echegui e Servillo. Ed è così universale che il film è stato già venduto in Usa, Canada, Australia Grecia, Israele, Spagna, Taiwan e Turchia.

La Repubblica

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