Si chiude Venezia 75, al via le critiche. Per gli esercenti è scandalo: iniquo il Leone a Netflix

Anac, Fice e Acec criticano la scelta di assegnare a ‘Roma’, il film di Alfonso Cuarón prodotto da Netflix, la massima onorificenza: “Iniquo che il marchio della Biennale sia veicolo di marketing della piattaforma Netflix che sta mettendo in difficoltà il sistema delle sale”

Dopo il verdetto di ieri sera a Venezia 75, che ha incoronato il film più autobiografico mai realizzato da Alfonso Cuarón, Roma, Anac, Fice e Acec non tardano a farsi sentire. Il motivo? Il film è stato prodotto dalla piattaforma in streaming Netflix, già ampiamente stigmatizzata da Cannes che ha bandito le opere del colosso che distribuisce via internet film e serie tv dal Festival.L’Associazione Nazionale Autori Cinematografici, la Federazione Italiana Cinema d’Essai e l’Associazione Cattolica Esercenti Cinema definiscono infatti “iniquo che il marchio della Biennale di Venezia sia veicolo di marketing della piattaforma Netflix” che “sta mettendo in difficoltà il sistema delle sale” e sottolineano che il Leone d’Oro “dovrebbe essere alla portata di tutti” e non dei soli abbonati alla piattaforma.”Il mio film è la dimostrazione che l’esperienza umana è universale”, ha commentato subito dopo aver ricevuto il premioCuarón, aggiungendo che “tutta questa discussione frivola sul nuovo sistema di fruizione delle opere cinematografiche, che sia in una sala o su una piattaforma in streaming, non tiene conto del fattore più importante, la diversità, la grande diversità”.Gli fa eco ‘l’amigo’ Guillermo del Toro, freschissimo premio Oscar per La forma dell’acqua,Leone d’Oro per lo stesso titolo nella passata edizione di Venezia e Presidente della Giuria per questa edizione, che spiega: “Abbiamo votato Roma all’unanimità, che ha così ricevuto nove voti su nove, quindi metterci d’accordo è stato semplice. La cosa è rivoluzionaria per Netflix ma per il cinema non cambia nulla e non rappresenta uno spartiacque. Netflix non vincerà da oggi tutti i premi ma è importante che si possa continuare la dialettica del cinema”.

repubblica.it

Torna in alto