Un premio per i poeti del mediterraneo

L’idea di un Mediterraneo come fitto mosaico di mondi, di memorie, di passione e di nostalgie è ben incarnata dalla figura di Mario Calivà, giovane poeta e scrittore di Piana degli Albanesi. Il villaggio sulle alture che dominano Palermo, dove ancora oggi, si parla la lingua dei progenitori, l’Arbëreshe, un albanese arcaico risalente al quindicesimo secolo.

Mario si esprime nelle due lingue, italiano e Arbëreshe; fedele ad una idea di poesia che è ricerca della verità più autentica delle persone e delle cose. La poesia è un atto di verità, mi spiega Calivà, citando Pablo Neruda, e serve ad avvicinare le persone tra di loro, è evidente in questo riferimento la nostalgia di un tempo in cui la poesia non era ridotta ad un mero gioco estetizzante.

Il paesaggio austero e tagliente appena addolcito dal lago artificiale contiene nella sua bellezza aspra la memoria di fatti terribili. La strada sale per qualche tornante e si arriva fino alla sella di Portella della Ginestra, pratone di montagna dove si consumò nel 1947 il massacro a colpi di mitraglia dei lavoratori riuniti per celebrare la festa del primo maggio. Una strage rimasta senza mandanti che da allora continua a generare interpretazioni e misteri. C’è anche questa storia e questo sangue nell’opera di Mario, che ha trascritto il racconto dei sopravvissuti prima che la memoria si smarrisse assieme a loro.

Tre anni fa, assieme alla professoressa Camilla Cederna, che insegna letteratura italiana a Lille, e ad una rete di altri docenti delle due sponde del mediterraneo, è nata l’idea l’idea di un premio internazionale di poesia che fosse aperto agli autori del mediterraneo e che fosse occasione di incontro, di scambi, di conoscenza, con il fine di restituire alla poesia quel valore sociale che ha smarrito.

“Spesso il discorso poetico viene ignorato “ mi dice Mario “ faccio un esempio, durante il regime di Stalin, il poeta che si opponeva al regime veniva perseguitato e anche ucciso, il che è terribile ma almeno testimonia che la poesia era in quell’epoca e in quel contesto autorevole e rilevante, oggi invece la voce della poesia ha perso forza e autorevolezza”. Il premio letterario Poesia del Mediterraneo nasce con l’idea di far conoscere tra loro gli autori del “mondo in cui viviamo”, cioè il bacino del mediterraneo, per suscitare, intanto tra loro, la riflessione sulla scrittura e la conoscenza reciproca.

Secondo la professoressa Camilla Cederna, rappresenta l’università di Lille nel comitato scientifico, la particolarità della poesia del mediterraneo è nella molteplicità e la complessità del ricchissimo patrimonio linguistico e culturale di questo spazio, oggi purtroppo ferito, luogo di esilio, di dolore ed esclusione.

Solo utilizzando questo vasto patrimonio come preziosa miniera di materiali per costruire ponti, la poesia potrà trasformare questa sofferenza in una nuova ricchezza, una nuova opportunità di sviluppo e di scambio tra i popoli e le culture. Una scrittura poetica quindi mediterranea che abbia il potere di abbattere muri, frontiere, aprire nuovi passaggi, diventando strumento di lotta contro l’ingiustizia e l’esclusione.

Particolarmente forte e spesso inascoltata la voce delle donne che nella condizione di esilio hanno spesso svolto un ruolo primordiale. Per questo il progetto è dedicato ad una di esse, Elisa Chimenti (Napoli 1883-Tangeri 1969), scrittrice, poetessa, giornalista, filosofa, ingiustamente dimenticata, che ha consacrato tutta la sua vita e l’opera alla promozione del patrimonio culturale femminile e al dialogo tra le culture, le lingue e le tradizioni, tra le rive del Mediterraneo.

Vincitrice della scorsa edizione del premio una poetessa siriana che scrive in arabo e vive in Spagna, Maisoun Shokahir, una voce importante nel suo paese, la sua arte accosta immagini familiari e domestiche a sentimenti forti di dolore e di passione.

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