Lauren, la modella che perse le gambe, correrà la maratona di New York

Sette anni fa ha contratto la sindrome da shock tossico, dopo avere utilizzato un assorbente interno e ha rischiato di morire. Ora è diventata un’atleta

Oggi, a 31 anni, Lauren Wasser è un’atleta che si prepara per correre la maratona di New York City, in programma per il 3 novembre, nonostante, al posto delle gambe, abbia due protesi dorate. Nel 2012, quando faceva la modella, ha contratto la sindrome da shock tossico, dopo avere utilizzato un assorbente interno: si tratta di una risposta infiammatoria multisistemica molto rara (colpisce solo una persona su 100mila) che avrebbe potuto anche portarla alla morte.

La notte in cui si ammalò, si sentì come se avesse l’influenza: aveva la febbre e una sensazione di svenimento.

Andò in ospedale e, quando arrivò, prese un attacco cardiaco. Secondo i medici, aveva l′1% di probabilità di sopravvivere, a causa della velocissima progressione della cancrena: a Lauren fu amputata la gamba destra. Ricorda il momento in cui firmò i documenti che autorizzavano i medici a procedere: fu una scelta tra la vita e la morte. «Non penso che ci sia davvero altro da fare in certe situazioni, se non provare a essere forte», spiega. La sinistra continuava a farle male, anche se i dottori dicevano di essere riusciti a salvarla: Lauren ha sofferto per sei lunghi anni, sperando che il dolore, prima o poi, le desse tregua.

Poi si rese conto che il suo desiderio più grande era quello di «tornare ad essere attiva», e non ci sarebbe mai riuscita se non amputando anche la gamba sinistra che, a causa delle continue complicazioni, le provocava un dolore continuo. Così la modella di Los Angeles ha deciso: nel 2018 si è sottoposta all’intervento. «È stata la decisione migliore che potessi prendere», spiega oggi. «E l’ho fatto per me stessa, perché volevo una vita migliore».

Lauren correrà con le sue nuove «gambe» dorate, quelle che definisce i suoi «trofei». Intanto continua a impegnarsi per la sicurezza delle altre donne, per educarle a riconoscere i sintomi della sindrome da shock tossico: «Mi sento molto fortuna ad essere ancora viva. E so che il mio scopo, ora, è essere il volto e la voce di questa azione di sensibilizzazione».

Monica Coviello, Vanity Fair

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