Auguri a Filippo, principe consorte incline alle gaffe

Novantotto anni fa, a Corfù (era il 10 giugno 1921) nasceva il più vicino sostenitore della regina Elisabetta. Suo marito.

A volte considerato brusco e incostante, ha sempre svolto in modo eccelso il ruolo più importante: è stato compagno devoto e leale della regina Elisabetta II per oltre 70 anni, divenendo il principe consorte più longevo della storia della Gran Bretagna. Filippo Mountbatten, duca di Edimburgo, il 10 giugno compie 98 anni.

Nato (a Corfù) principe di Grecia e Danimarca, il 20 novembre 1947 ha sposato la futura regina, con cui ha avuto quattro figli: Carlo, Anna, Andrea ed Edoardo. Le cronache reali lo hanno raccontato irrequieto, deciso e pungente, a tratti cinico e incline alle gaffe, che negli anni sono diventate il suo marchio di fabbrica, contribuendo a renderlo più «umano». Nel 2017 si ritira dalla vita pubblica. Dopo 70 anni trascorsi sempre tre passi indietro rispetto a Sua Maestà. «Penso d’aver fatto la mia parte», è stato il suo commento. The Queen, che ha sempre mantenuto l’abitudine di iniziare qualsiasi discorso con «mio marito e io», l’ha spesso definito «la mia forza e il mio sostegno».

Esiliato a 10 mesi, dall’età di 10 anni non aveva più casa. Al suo ingresso nella famiglia reale britannica, le sue quattro sorelle erano tutte sposate con principi tedeschi, alcuni dei quali nazisti convinti. Molto legato alla carriera militare, Filippo l’ha dovuta sacrificare per ricoprire al meglio il ruolo di principe consorte. Lui e «Lilibet» insieme hanno attraversato un secolo. Dal bianco e nero alle foto a colori. Hanno visitato ogni angolo delle ex colonie e non solo, incontrato i leader più importanti del pianeta, preso parte a qualsiasi tipo di inaugurazione o evento sportivo. Lei fedele ai tailleur nei toni pastello, lui frequentemente in alta uniforme, elegantissimo in ogni occasione.

I fan di The Crown, seppure in versione romanzata, hanno imparato a conoscerlo meglio episodio dopo episodio, scoprendo presunte scappatelle, un temperamento inquieto, un’attitudine al comando, celata mal volentieri, ma in fin dei conti un’assoluta devozione nei confronti di Elisabetta. Infinite sono le onorificenze che nel corso degli anni ha ricevuto dalla moglie, forse come tentativo di ricompensa per quel cognome (Mountbatten) mai trasmesso – suo malgrado – ai figli. Fu quella, pare, l’unica volta in cui si arrabbiò davvero: «Sono un’ameba! Sono l’unico l’uomo del regno al quale non è permesso che i figli portino il suo nome!».

Il tempo poi ha saputo spegnere i rancori e le incomprensioni, e la loro unione ne è venuta fuori come una delle più solide (oltre che longeve) di sempre. Hanno affrontato insieme i divorzi sempre molto chiacchierati dei figli, la morte, nel 1997, della principessa Diana, e l’evoluzione di una nazione. Per Filippo, ha fatto sapere tempo fa un insider reale, «la Regina è equilibrio. Lui la ammira per questo». Per Sua Maestà, invece, il duca ha sempre avuto «la capacità e la libertà di essere esplicito e schietto in un modo che lei non ha mai concesso a se stessa, per motivi sia istituzionali sia congeniti».

Già durante il pranzo di matrimonio, nel 1947, re Giorgio VI aveva detto: «Nostra figlia sta sposando l’uomo che ama». Il primo incontro tra Elisabetta e Filippo, pronipote della regina Vittoria, era stato da bambini. Poi, nel 1939, lei tredicenne aveva accompagnato i genitori al Royal Naval College di Dartmouth, dove il diciottenne Philip era cadetto. Da quel momento i due avevano iniziato un fitto scambio di lettere, avallate sempre dallo zio di Filippo, Lord Mountbatten, primo sostenitore della loro unione. Ma le cose sarebbero diventate serie solo dopo la guerra. Quando Filippo venne invitato a Balmoral nell’estate del 1946, fu subito chiaro che Elisabetta era innamorata. Il resto è storia.

Più di 70 anni dopo, al netto di tutto, la loro «collaborazione» non può che essere definita «straordinaria».

Stefania Saltalamacchia, Vanity Fair

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