GLOBI D’ORO 2016, UN ALTRO TRIONFO PER GENOVESE E MAINETTI

“Perfetti Sconosciuti” e “Lo chiamavano Jeeg Robot” sono la miglior commedia e il miglior film per i giornalisti stranieri. Premi anche a Germano e Quadri

globi d'oroAnche per i giornalisti stranieri “Perfetti sconosciuti” e “Lo chiamavano Jeeg Robot” sono la miglior commedia e il miglior film del 2016. Ieri sera a Palazzo Farnese l’Associazione della Stampa Estera ha consegnato i Globi D’Oro alle pellicole di Paolo Genovese e Gabriele Mainetti, oltre a premiare Elio Germano e Ondina Quadri per le migliori interpretazioni maschile e femminile e tanti altri protagonisti del cinema italiano. La cerimonia di premiazione si è aperta con un doveroso omaggio a Ettore Scola, mentre sullo schermo della grande sala affrescata dell’Ambasciata francese scorrevano le immagini di alcuni dei capolavori del maestro scomparso nel gennaio scorso. La commedia “tagliente che svela vizi e virtù del terzo millennio” di Genovese è stata paragonata dai giornalisti ai film di Scola, che il cineasta italiano ha voluto ricordare: “Questo riferimento mi fa più che piacere. Il primo premio a un corto me lo diede proprio Scola durante un piccolo festival a Ostia. Mi ricordo bene che in quell’occasione mi disse: il tuo film è fatto male, ma hai preso il premio perché la storia è buona. Sappi che è quello ciò che conta di un film”. Come “Perfetti sconosciuti”, anche “Lo chiamavano Jeeg Robot” è tornato a vincere l’ennesimo premio. Mainetti ha conquistato il Globo d’oro per il Miglior film dell’anno per essere riuscito a mettere a confronto “il mondo coriaceo della periferia romana con la carica esplosiva della science fiction”. La migliore opera prima è stata, invece, “L’attesa” di Piero Messina che ha diretto Juliette Binoche in un film di “poesia pura con splendide riprese”, nonostante non parlasse neanche una parola di francese ha confessato il regista dal palco. Elio Germano è tornato a casa con il suo terzo Globo, stavolta per il ruolo “intenso” di Fausto in “Alaska” di Claudio Cupellini, che ha dedicato a “tutti gli attori italiani. Quest’anno ho goduto tantissimo a vedere tanti colleghi cimentarsi in ruoli diversi in piena libertà”. Visibilmente emozionata più degli altri (sarà per i suoi 22 anni) Ondina Quadri ha ringraziato la stampa estera per il premio alla sua “Arianna” di Carlo Lavagna: “Tutti noi non conosciamo qualcosa di quando eravamo piccoli” ha detto la giovane attrice che nel film interpreta una ragazza che si trova a confrontarsi con la vera natura della propria sessualità. Premiato anche “Un bacio” di Ivan Cotroneo che ha vinto il Globo d’Oro come Migliore sceneggiatura scritta dal regista insieme a Monica Rametta: “Siamo felici che questo film stia avendo un’altra vita anche nelle scuole grazie a temi importanti e difficili come bullismo e omofobia”. Il Miglior documentario è stato “If Only I Were That Warrior” di Valerio Ciriaci, mentre il cortometraggio del 2016 secondo i giornalisti esteri “Tra le dita” di Cristina K. Casini. A Carlo Crivelli è andato il Globo per la musica di “Sangue del mio sangue” di Marco Bellocchio e Fabio Zamarion per la fotografia de “La corrispondenza” di Giuseppe Tornatore.
La chiusura della cerimonia è stata affidata a due riconoscimenti speciali. Il Gran premio della stampa estera è andato a “Fuocoammare” di Gianfranco Rosi, “un’opera forte che è un grido di rivolta di fronte a una tragedia continua ormai percepita con rassegnazione come una sorta di normalità”. Presente il medico di Lampedusa, il dottor Pietro Bartolo: “Abbiamo acceso un faro a Berlino vincendo l’Orso d’Oro e ora speriamo che venga rinvigorito da questo premio per tenere alta l’attenzione”. Infine, Roberto Benigni e Nicoletta Braschi hanno ricevuto il Globo d’Oro alla carriera. Dopo i ringraziamenti di rito, l’attore toscano ha congedato gli ospiti con il sonetto “Tanto gentile e tanto onesta pare” di Dante.

Giulia Bianconi, Il Tempo

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