A tu per tu con Ornella Vanoni: «Sono una donna fragile, ma coraggiosa. E so ancora sedurre»

La cantante milanese è in tour con lo spettacolo “La mia storia”. E parla del suo rapporto con l’età, delle sue debolezze, dei suoi amori, di come vive il mondo di oggi

Senza fine, Musica musica, Che cosa c’è, L’appuntamento, Vai, Valentina. Sono solo alcuni dei titoli legati alla straordinaria voce di Ornella Vanoni, la signora della canzone italiana, artista e donna di spettacolo a tutto tondo. Alle spalle collaborazioni con autori e colleghi come Gino Paoli, Umberto Bindi, Bruno Lauzi, Fabrizio De André, Lucio Dalla e Pierangelo Bertoli, ma anche importanti incursioni nel mondo della tv, del teatro e del cinema, la cantante milanese è ora in tour con La mia storia, spettacolo che la vede ripercorrere una lunga carriera iniziata a metà degli anni 50 con le canzoni della mala e proseguita con i grandi successi che l’hanno trasformata in un’interprete acclamata. Interprete che a 83 anni, con la recente partecipazione al Festival di Sanremo con Imparare ad amarsi, in trio con Bungaro e Pacifico, ha saputo ancora una volta conquistare il plauso di pubblico e critica. Il tour è in via di chiusura, le ultime date si terranno questo mese: il 12 a Napoli, il 17 a Bari, il 21 a Torino. «I viaggi mi stancano, ma cantare è la mia vita», commenta la Vanoni.

 

Come vive la sua età? È ancora vanitosa?

Oh, sì, ma la vanità esiste in tante forme. C’è la vanità esasperata, quella delle donne che si amano, beate loro… E vanità è anche salire sul palco, il mio è un mestiere vanitoso. Anche se quando non hai più voglia di salirci, lassù, meglio non farlo più. Io continuo, perché mi piace ancora. Che cosa farei senza? I nipoti sono cresciuti, mio figlio è un uomo adulto, è questo che ho: gli amici; la mia cagnolina Ondina; Gesù, che è il mio amore; il mare, senza il mare sto male; e cantare, interpretare, recitare, raccontare.

 

Lei si è sempre piaciuta?

Ma scherziamo? Nemmeno un po’. Mi dicevano che ero bella, ma non mi piacevo, non mi piaceva nulla di me.

Eppure ha giocato molto con la sensualità.

Certo, moltissimo: l’ho usata (ride; ndr). Ora naturalmente non vado più in giro con lo spacco, però la sensualità resta. Resta nei gesti, nello sguardo, e io posso sedurre ancora, con queste cose e con la parola. La sensualità è questa, non avere le tette fuori.

E che dice di quando posò per la copertina di Playboy? Era il numero del gennaio 1977.

Avevo mezzo capezzolo fuori! E all’interno non ero nuda. Avevo chiesto di trovare un ragazzo che posasse di schiena, lui nudo, sì, guardando me coperta.

Adesso è vero che vuole fare un nuovo album?

Credevo mi stesse chiedendo se volevo fare un altro bambino! (ride; ndr). No, eh. Sì, il disco lo farò, se ne parlerà tra un po’.

Raffaella Oliva, Io Donna

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