ECCO GOMORRA LA SERIE 2 TRA REALTÀ E FICTION “È IL NEOREALISMO DELLA TELEVISIONE”

Da stasera su Sky torna la saga dei Savastano nuove alleanze e una spietatissima “boss”

gomorraDon Pietro Savastano evade subito dal suo 41 bis, in un turbinìo di esplosioni e raffiche. “Vi pozz’ assicura’ ‘na cosa: ci ripigliammo tutto chello che è ‘o ‘nnuosto”.
Ma saranno il figlio, Genny, e l’alleanza tra Ciro l’Immortale e il boss Conte, a rendergli cruento il ritorno. Ritmi tesissimi, cieca violenza e clan che somigliano sempre più a tribù: cioè (im)pura essenza di realtà made in Napoli Nord. Eppure, visti sullo schermo tornano a essere potere criminale universale.
e alleanze si continuano a siglare tra Secondigliano e Scampia – di cui la fiction riprende la saga drammaticamente attuale dei “Girati” di Vanella Grassi. La strage contro la cellula ‘ndranghetista richiama quella vera di Duisburg. Latitanze e riciclaggio passano per Colonia, Germania.
Eccola, la seconda attesissima serie. Verticalizzazione europea e crime partenopeo attraversano Gomorra 2, che torna da domani sera su Sky Atlantic per 12 episodi.
La politica e l’ombra dei Palazzi sono lontani: scelta dovuta forse anche all’incrocio con la (già tesa) vigilia delle amministrative. Presentata ieri al teatro dell’Opera di Roma dai vertici produttivi (Sky e Cattleya, con Fandango e Beta film), torna in campo il cast del clamoroso successo: Marco D’Amore, Fortunato Cerlino, Salvatore Esposito e Marco Palvetti, cui si aggiungono l’attrice di lungo corso Cristina Donadio (Scianel) e la giovane Cristiana Dell’Anna (Patrizia).
E i quattro registi Stefano Sollima (che ne cura anche la supervisione), Francesco Comenicini, Claudio Cupellini e Claudio Giovannesi. Presente anche Roberto Saviano, che non si sottrae al rituale “uno contro tutti” su mafie e politica, Renzi e perfino Cantone che lo aveva definito nichilista. “Il passo tra nichilista e disfattista è brevissimo”, replica lo scrittore. Per il popolo dei fan, la certezza che non ci sarà tregua, Ciro e Genny li inseguiranno a lungo: Gomorra 3 e 4 sono già in scrittura, si ricomincia a girare a ottobre. Un solo punto di vista: il male.
IL NOSTRO NEOREALISMO IN QUEI VOLTI”
Cristina Donadio, “Scianel” “Era lunghissima la lista di quelli che ci scoraggiavano. Dicevano “Una serie in napoletano stretto? Ma non la vedranno neanche a Roma, figurati a Parigi”. E invece è stato il più grande successo delle serie Sky, e noi continueremo a rischiare e a investire”, promette Andrea Scrosati, executive vice president programmazione Sky. E Riccardo Tozzi di Cattleya: ” Gomorra per il mercato è stato uno choc. Mi guardo bene dal fare paragoni, ma così come Rossellini nel dopoguerra portò quei volti straordinari e quell’autenticità davanti alla macchina, così Gomorra ha portato il crime fuori dai laboratori, ci ha messo dentro le facce incredibili dei nostri attori, le case, le strade, i luoghi “. Un lavoro complesso sul territorio “che non sarebbe stato possibile – sottolinea Nils Hartmann, direttore produzioni originali Sky – senza le competenze e l’aiuto fondamentale di Maurizio Gemma, Film Commission Campania, e Gaetano Di Vaio “.
L’UNIONE DEI CAPIPIAZZA E I GIRATI
“Abbiamo fatto gli stati uniti di Secondigliano e Scampia” forse l’unica frase in italiano di Ciro-Marco D’Amore e il boss Conte- Marco Calvetti, celebrando con lo champagne l’unione di tutti i capipiazza scissionisti dell’area nord. Per il resto, la lingua dei personaggi resta cupa e stretta, infida e in un napoletano infetto. Quella dei tradimenti, come affiora dalla parabola dei Girati – le cui gesta e sparatorie da far west consegnate agli atti giudiziari sembrano dialogare in maniera impressionante con la fiction – o come le presenze malefiche delle donne.
LA IENA SCIANEL
“Per me che venivo dal teatro, da Clitemnestra piuttosto che da Medea non è stato difficile costruire Scianel”, racconta Cristina Donadio, qui nei panni della truce mater camorra, diversa ma complemetare rispetto alla donna Imma, di Maria Pia Calzone (poi uccisa nella prima serie), grazie anche alla sensibilità della regista Comencini. “Donna forte tra uomini forti e con il solo obiettivo del potere: capace di grande ferocia come nelle tragedie greche”, dice Donadio. Esperienza che arricchisce una già importante carriera, e il valore aggiunto di chi nella vita ha scelto di rimanere a Napoli “vivendo, come tutti, il dolore e la rabbia dei territori infiltrati dal crimine”.
LA “BELLA VITA” DI CIRO L’IMMORTALE
” Vir’ che mmo’ accumencia ‘a bella vita “, sibila Ciro l’Immortale alla moglie presa da progressivo e fatale disgusto per quel mondo, che le costerà caro. Una “bella vita” che puzza continuamente di sangue, soldi e benzina (con cui dar fuoco anche ai cari). D’Amore, che diversifica e mette a frutto su vari progetti il successo internazionale di Gomorra, si fa serio sul palco: “Sono felice che questo racconto passi dal boccascena di un teatro d’opera: non esiste alto e basso, non può esserci discrimine e anche per quella gente di cui raccontiamo, vittime del male, deve esistere una bellezza accessibile. Sono fortunato perché ero un ragazzo che viveva anche in strada, ma quando tornavo su, mia madre chiudeva la porta. E mi spiegava. Altrimenti sarei come loro”.
SAVASTANO’S, L’ODIO TRA PIETRO E GENNY
Don Pietro Savastano emerge da barba e stordimento dopo gli anni di carcere duro. Dirà ai fedelissimi: “Vuje site l’uocchio ‘o core e ‘a rabbia mia”. L’attore Cerlino, spogliati i panni del padrino, sarà in costume sul set storico “Britannia” e tratta con i guanti il suo perfino padrino: “Non gioco col mio personaggio, anche se questo gruppo è una famiglia e ci sono legato”. L’erede Genny, Salvatore Esposito, subirà l’ombra asfissiante di quel padre-padrino. Fino alle estreme conseguenze. “Nun pozzo murì pe’ fa cuntento a ‘isso”.
Don Pietro evade subito dal 41 bis e si mette in testa di tornare al comando del clan: ma contro di lui, ci sarà il figlio Genny. Le storie criminali della famiglia camorrista che nella prima serie ha tenuto incollati alla tv milioni di spettatori in tutto il mondo.
La clamorosa alleanza, in un vortice di violenza, fra Ciro Di Marzio, detto l’Immortale, e il boss del clan rivale, Conte Una nuova figura feminile al posto di donna Imma: Cristina Donadio la interpreta “come se fosse un personaggio della tragedia greca” Salvatore Esposito, “Genny” Fortunato Cerlino, “don Pietro” Marco Calvetti, “Salvatore Conte”.

La Repubblica, Conchita Sannino

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