Morandi, Al Bano e Ranieri, ossia i 3 principi della musica italiana

(di Tiziano Rapanà) Al Bano/Morandi/Ranieri, trio fortunato, propensione al trionfo di un cantato popolare lontano dal monumentalismo classicheggiante. Eppure anche questa immagine si è data di loro. Presi singolarmente o nel fugace terzetto sanremese, sono sempre loro a primeggiare nei vari ambiti dello spettacolo. Teatro (soprattutto Ranieri), cinema (patrimonio di tutti, un po’ meno di Al Bano che è sempre stato doppiato nei musicarelli), televisione (unici nell’evitare il superfluo dell’autocelebrazione soprattutto nei contesti atti a costruire il festeggiamento di una carriera coronata oltre che consolidata). Questi signori hanno da insegnare ai tanti influencer, soggetti alle intemperie figlie del volubile affetto dei distratti internauti. O talento o niente, per una volta il manicheismo è consentito. Fascio di lodi sperticate per Gianni, Massimo ed Al Bano: così onoro il loro patrimonio di esperienze. Che si dia ora un senso all’amore del pubblico, con una tournée e una canzone che racconti un’alchimia benemerita per la musica. I figurini dell’attualità che imperano, nonostante la loro insignificanza, possono solo pulire le scarpe ai tre principi. Figurini destinati a diventare meteora, che non meritano nemmeno un’occhiata benevola per un senso estremo di agape francescana. Pertanto teniamoci stretti i tre artistoni e nel mentre il sospetto si insinua nel vedere l’evoluzione sempre più sconfortante dell’industria musicale mondo musicale: dopo di loro, il diluvio?

tiziano.rp@gmail.com

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