Loredana Bertè, una diva anticonformista

Loredana Bertè è una delle voci più conosciute e amate della musica italiana. È una diva del rock, con un carattere forte, fuori dagli schemi, sempre pronta a lasciare il segno. Insomma, una vera bad girl. E anche oggi, a settantun anni, è rimasta la stessa di quando, poco più che ventenne, ha esordito nello storico Piper Club di Roma.
Oggi la conosciamo così: capelli blu, look da vera rocker e grinta da vendere. Ma siete sicuri di sapere com’era davvero quando era giovane?

Loredana Bertè, giovane promessa della musica italiana

Era la fine degli Anni ’60 quando Loredana ha iniziato a muovere i primi passi nel mondo dello spettacolo, prima come ballerina e poi come cantante. Ed era il 1974 quando ha fatto scandalo con Streakingconcept album interamente dedicato al sesso, con alcune foto in cui posava completamente nuda. È stata proprio lei a dare il via a quello che è stato definito cantaerotico, un genere decisamente sovversivo a cui si uniranno poi, tra gli altri, Amanda Lear e Patty Pravo.
Ma è con i dischi successivi, e grazie alla collaborazione con il produttore Mario Lavezzi, che Loredana è entrata di diritto nell’olimpo della musica italiana, facendosi largo tra colleghe del calibro di Mina, Ornella Vanoni, Rita Pavone (del cui corpo di ballo faceva parte una giovanissima Loredana), Caterina Caselli e molte altre. Non era più “la sorella minore di Mia Martini”: era diventata Loredana Bertè.

Le canzoni iconiche di Loredana Bertè

Chiusa la parentesi di Streaking, ecco che hanno iniziato ad arrivare i grandi successi. Nel 1975 incide Sei bellissima, che mette in risalto tutte le sue capacità vocali, e che in poco tempo diventa uno dei classici italiani più famosi. Nel 1978, poi, Ivano fossati scrive per lei Dedicato, brano che la consacra tra le grandi interpreti del nostro Paese grazie alla sua interpretazione che è più volte stata definita “seria” e “toccante”, uscendo da quello stereotipo di donna ribelle che le era stato cucito addosso.
Come dimenticare poi E la luna bussò, la prima canzone reggae mai pubblicata in Italia, nata dopo un viaggio in Jamaica durante il quale Loredana è rimasta folgorata da questo genere di musica. O l’album Made in Italy, registrato a New York, dove ha conosciuto Andy Warhol e ha rimediato il soprannome di Pasta Queen (datole proprio dall’artista).
Ma il brano più iconico di Loredana Bertè è sicuramente Non sono una signora: non solo una canzone, ma una filosofia di vita, che la cantante ha sempre adottato.

Il look trasgressivo della giovane Loredana Bertè

Come abbiamo già detto, Loredana Bertè è ancora oggi una bad girl, con i suoi capelli blu elettrico che sono diventati il suo marchio di fabbrica degli ultimi anni. Ma fin dai suoi esordi la cantante si è imposta come icona di quella ribellione, di quell’anticonformismo e, perché no, di quell’emancipazione femminile che tanto si rivendicavano negli Anni ’70. Loredana non usciva mai senza una minigonna o un paio di hot pants che mettessero in mostra quello che è sempre stato il suo punto di forza: le gambe da sabato sera, come lei stessa amava definirle (gambe che, per altro, sfoggia con la stessa sfrontatezza anche dopo i settant’anni).
Ma sono anche gli outfit che indossava sul palco ad essere diventati iconici: stravaganti, eccentrici, sopra le righe, a volte anche provocatori. Come per esempio quella volta in cui si è presentata al Festival di Sanremo del 1986 sfoggiando un finto pancione da gravidanza, strizzato sotto un mini abito in latex nero, attillatissimo e con tanto di borchie. Un’esibizione che aveva l’intenzione di esaltare la bellezza delle donne in dolce attesa, ma anche di denuncia: una donna che balla un inno all’uomo, re e padrone (è Re la canzone in gara al Festival). La stessa esibizione, però, le è costata la fine del suo contratto discografico.
O come quando, nel 1982, arriva sul palco del Festivalbar per cantare Non sono una signora indossando un vestito da sposa ampio e vaporoso (in cui, poi, è anche inciampata), precedendo di qualche anno la regina del pop, Madonna, con la sua Like a Virgin.

Una vita sentimentale burrascosa

Di Loredana Bertè sappiamo anche che, in gioventù, non ha certo avuto vita facile in fatto di relazioni. Da giovanissima, nei primi Anni ’70, ha avuto una relazione con il tennista Adriano Panatta, per poi legarsi negli anni successivi a uomini dello spettacolo, come Red Canzian e Mario Lavezzi, il suo produttore discografico.
Nel 1983 il primo matrimonio. Loredana ha sposato Roberto Berger, figlio dell’imprenditore miliardario fondatore del marchio del caffè Hag. La loro storia è durata, però, soltanto quattro anni. Tra i motivi che hanno portato alla rottura, la cantante annovera anche il fatto che lui avesse ben dieci anni meno di lei.
Ma la storia più tormentata è stata certamente quella con Björn Borg, il tennista più famoso al mondo (ovviamente insieme al rivale McEnroe). Presentatole dall’ex compagno Panatta nel 1973, dopo una lunga relazione Borg diventa suo marito, nel 1989, e i due si trasferiscono in Svezia.
Ha inizio per Loredana uno dei periodi più bui della sua vita: dopo il duro arrivato dopo il controverso Sanremo ’86, decide di abbandonare la musica e dedicarsi esclusivamente al suo matrimonio. Matrimonio che, però, si trasforma in un inferno: la cantante è malvista nella famiglia di Borg, lui non ha voluto darle il figlio che tanto desiderava e, soprattutto, il tennista era completamente assuefatto dalla cocaina. Una vita difficile, che ha portato la giovane Bertè a spegnersi lentamente, a perdere (per un attimo) quella grinta che da sempre la caratterizzava.
E l’epilogo non poteva che essere quello: «Ho capito che la mia unica rivale era la coca e che non potevo vincere, perché lui l’amava più che me. E allora ho buttato fuori tutti e due, lui e la coca. Via, aria: il 5 marzo ’92 l’ho cacciato di casa e gli ho tirato dietro le valigie», aveva raccontato a La Repubblica.

Loredana Bertè e Mia Martini

Quello tra Loredana e Mimì è un rapporto speciale. Uno di quei legami forti, indissolubili, quasi di simbiosi, anche se fatto di alti e bassi, come qualsiasi rapporto tra sorelle.
A unirle ancora di più, il fatto che siano due delle più grandi interpreti della canzone italiana: due stili completamente diversi, certo, ma in un certo senso complementari. Graffiante e grintosa una, delicata e sofisticata l’altra. E, se ciò non bastasse, condividono anche la data di nascita, il 20 settembre.
Le sorelle Bertè sono legate anche da un destino che non dovrebbe toccare a nessuno: quello di vivere sotto il tetto di un padre violento, che picchiava la moglie e le figlie. “Le violenze fra le mura domestiche sono le più frequenti, di cui nessuno parla. Avevo cinque anni e mi sono salvata. Mio padre, un padre padrone, prendeva di mira mia madre. Alla nascita della quarta figlia femmina si è defilato, perché lui odiava le donne, comprese le sue stesse figlie, ha raccontato Loredana in una puntata di Verissimo. Un destino che lei e Mimì hanno condiviso con le loro altre due sorelle, Leda e Olivia.
Nel 1995, poi, la tragica scomparsa di Mia Martini. Un evento che ha segnato profondamente la vita di Loredana, che da quel momento convive con i sensi di colpa per tutti quegli anni in cui, a suo dire, non è rimasta abbastanza vicina alla sorella. Un vuoto incolmabile quello lasciato da Mia, un dolore che accompagna Loredana tutti i giorni della sua vita e che si riflette anche nella sua musica. Come dimenticare Un pettirosso da combattimento, un disco interamente dedicato a Mimì.

cosmopolitan.com

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