L’attore comico che ha iniziato con Fellini ed è diventato un volto di riferimento della nostra commedia si è raccontato a “Repubblica”
Alvaro Vitali si racconta, tra aneddoti di una carriera a tratti straordinaria e le amarezze degli ultimi anni. L’attore simbolo di tanti titoli della commedia sexy Anni 70 e dei (cosiddetti) b-movie di quel decennio da tempo è stato lasciato ai margini dal mondo del cinema. “A un certo punto il telefono ha smesso di squillare – dice a “Repubblica” -. Nessuno mi ha più fatto lavorare”. Oggi, a 72 anni, per il futuro ha solo un’ambizione: “Vorrei fare un ultimo film, per fargliela vedere a chi non ha più creduto in me”.
Quella di Alvaro Vitali è una storia non comune. Quella di una ragazzo di diciotto anni che lavora come elettricista e non pensa per nulla a fare il cinema e che quasi per caso si trova a un casting in cui cercano comparse e viene scelto da Federico Fellini. Con il Maestro del nostro cinema Vitali gira ben quattro film, anche se con ruoli da comprimario (“Satyricon”, “Roma”, “I clown” e “Amarcord”). Ma la svolta della carriera arriva quando Nando Cicero lo sceglie per “L’insegnante”, una delle classiche commedie di quegli anni in cui si mescolano situazioni da barzelletta e momenti sexy, dove deve recitare accanto a Edwige Fenech. “Non potevano chiedermi di meglio – dice lui commentando il ruolo che gli affidarono, di un alunno siciliano affascinato dalla Fenech -: mi ero sempre ispirato a Lando Buzzanca (recentemente scomparso – ndr)”.
I film del genere, anche se guardati sempre con disprezzo dalla critica, piacciono al pubblico e Vitali ne macina un centinaio, tra insegnanti, dottoresse e Pierini. In quegli lavora accanto a grandi caratteristi come Mario Carotenuto e Renzo Montagnani, e con le più belle attrici della commedia sexy, da Gloria Guida alla Fenech, per arriva ad Annamaria Rizzoli e Michela Miti. Fino a quando nel 1983 qualcosa va storto. “Paulo Roberto Cotechino, centravanti di sfondamento” non incassa quanto si attende e per Vitali le porte del cinema si chiudono dall’oggi al domani. “Il telefono ha smesso di squillare – spiega -. In quegli anni partì il filone dei cinepanettoni ma niente. Nessuno mi ha più fatto lavorare”. Spariscono i produttori ma anche molti compagni di lavoro (“Lino Banfi non mi ha più cercato. E ne provo dolore”). Sono arrivati anni duri, segnati dalla depressione, con fugaci momenti di gioia come gli anni a “Striscia la notizia”, che nei primi anni 2000 lo ha recuperato dal cono d’ombra in cui era finito. Oggi ad Alvaro Vitali sono rimasti una pensione da 1.200 euro, per via di tantissimi contributi non versati all’epoca dalle case di produzione, e qualche serata qua e là. Ma l’attore non dispera e vorrebbe un’ultima occasione: “Un ultimo film, per fargliela vedere a chi non ha più creduto in me”.