‘Io sono Mia’, Serena Rossi è Martini, il regista: “Perché Mimì non ha lottato di più?”

Per tre giorni al cinema, dal 14 al 16 gennaio, e poi a febbraio su Rai1 il biopic di Riccardo Donna che ripercorre la vita della cantante tra successi e drammi, i premi e le delusioni amorose, le maldicenze e la musica. “Serena ha trovato l’anima di Mia senza imitazioni”. Sul Venerdì domani l’intervista a Serena Rossi

“Lì per lì non volevo farlo questo film, poi ho incontrato Serena e ho capito che era giusto, che con lei potevo farlo. Anzi che anche io, come molti di noi, dovevo restituire qualcosa a Mia”. Io sono Mia, il biopic di Riccardo Donna su Mia Martini che arriva in sala dal 14 al 16 gennaio e poi a febbraio in tv, ripercorre la storia di Domenica Rita Adriana Bertè, detta Mimì: gli inizi difficili; il rapporto complesso col padre; una storia d’amore contrastata che la travolge; il marchio infamante che le si attacca addosso come la peste condizionando la sua carriera con alti e bassi vertiginosi; il buio, fino alla nuova dimensione più pacificata e il grande ritorno a Sanremo nel 1989, sei anni prima della sua morte improvvisa. Proprio da quel Sanremo 1989, dal palco dell’Ariston sul quale torna a cantare Almeno tu nell’universo, inizia il film. Con una giornalista, interpretata da Lucia Mascino, che in realtà è al festival per incontrare Ray Charles e considera Mia Martini solo un ripiego, ma con la quale Mimì decide di aprirsi e ripercorrere la sua vita complessa. Serena Rossi (Ammore e malavita, il doppiaggio canoro di Mary Poppins e molto altro) è Mia Martini.Prodotto da Eliseo Fiction in collaborazione con Rai Fiction, il film è scritto da Monica Rametta che – come racconta il regista – “ha fatto un gran lavoro di ricerca, sia con i famigliari, che con gli amici. Poi c’è un diario di Mimì che è stato molto d’aiuto per noi. Devo dire che non tutti gli amici hanno collaborato… ma la migliore amica di Mimì e di Loredana, Alba Calìa, ci ha dato preziosi consigli. Loredana naturalmente ha visto il film e l’è piaciuto”. La sfida più grande per Riccardo Donna (che prima di firmare varie fiction da un Medico in famiglia a Nero Wolfe, è stato cantautore e ha lavorato alla regia di vari concerti rock e show tv) è stata la ricostruzione di un’epoca: “un’epoca lunga vent’anni, dal ’69 all’89. Sono anni che ho vissuto e ci tenevo a non commettere errori. Ho fatto molta attenzione alla credibilità dell’ambiente musicale che circondava Mimì, dagli studi di registrazione fino al festival di Sanremo”. Per il regista essenziale era il coinvolgimento degli spettatori: “Volevo che il pubblico, vedendo il film, sentisse che Mimì fosse con noi. Serena ci è riuscita, senza imitazioni pericolose, ma trovandone l’anima. Filmati, fotografie, tutto quello che c’era in giro lo abbiamo visto. Ogni gesto, ogni sorriso, la postura, il modo di fumare, il trucco i capelli, i vestiti, tutto è stato studiato nei dettagli. Per quei 100 minuti Mia è davvero nel film”.Un ruolo fondamentale ovviamente ce l’ha avuto la musica e i brani che il regista ha scelto di rifare da zero con la complicità del figlio, Mattia Donna che con La femme piége (progetto in collaborazione con Andrea Toso), ha riarrangiato e risuonato le canzoni originali. “Con le stesse macchine di quegli anni, microfoni, strumenti, tutto analogico – spiega il regista – Serena li ha cantati come sa: un risultato eccezionale secondo me. Sono cinque le canzoni originali nel film, Padre Davvero, Piccolo uomo, Minuetto, E non finisce mica il cielo, Almeno tu nell’universo, e ognuna segna un’epoca della carriera di Mia Martini”. Nella storia musicale e personale di Mimì ha avuto un ruolo importante Franco Califano che nel film è interpretato da Edoardo Pesce (portato alla ribalta internazionale grazie al Dogman di Matteo Garrone): “Con Edoardo abbiamo lavorato in C’era un volta studio uno dove interpretava Antonello Falqui. Siamo diventati amici, gli ho telefonato e lui ha accettato subito. È un cameo straordinario. Anche in questo caso non è un’imitazione, ma non hai dubbi di trovarti davanti al… Califfo!”.Il film arriva in sala per tre giorni come evento e poi a febbraio su Rai1, circa un anno dopo Fabrizio De André, principe libero, operazione molto simile che ha avuto un ottimo successo sia in sala che in tv ma si è attirata anche molte critiche. “Le critiche fanno parte del gioco, e pure questo lavoro non farà eccezione – commenta Donna – Non si può accontentare tutti. Più che la verità sulla sua vita, mi interessava riuscire a capire cosa aveva dentro lei. Io conservo la certezza che Mia Martini sia stata la più grande cantante italiana e, dopo aver fatto questo film, mi rimane una domanda. Perché Mimì non ha lottato di più? Perché ha accettato tutto questo senza reagire?”.

Chiara Ugolini, repubblica.it

Exit mobile version