Paolo Virzì a Venezia 79: “Il mio film pazzo tra solitudine e tempi difficili”

Il regista racconta la sua nuova pellicola “Siccità”, presentata fuori concorso alla Mostra del Cinema

Paolo Virzì sbarca fuori concorso a Venezia 79. Con “Siccità”, un film con sullo sfondo una Roma dove non piove da tre anni, con il Tevere in secca, piena di scarafaggi e nuove epidemie e dove si agitano tutte persone alla deriva. La pellicola presentata alla 79esima edizione della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia arriverà in sala dal 29 settembre con un super cast: Monica Bellucci, Sara Serraiocco, Sara Lazzaro, Silvio Orlando, Edoardo Purgatori, Valerio Mastandrea, Vinicio Marchioni e Tommaso Ragno.

In una Roma senza pioggia il dolcissimo detenuto Silvio Orlando; Valerio Mastandrea, autista Uber in decadenza, prima scarrozzava il presidente del Consiglio; l’attore Tommaso Ragno, ora predicatore social; la dottoressa Claudia Pandolfi e, infine, un Marchioni impegnato in un sexting anche troppo virtuale.

“Sono momenti difficili per il nostro Paese e questo film è pazzo, ambizioso e apocalittico allo stesso tempo – dice Paolo Virzì – Volevamo raccontare quello che stava succedendo tra chi diceva che ci saremmo abituati a tutto e chi diceva che sarebbe stato sempre peggio. È un film anche di solitudine che ti fa capire, è stato uno degli insegnamenti della pandemia, che in certi casi la redenzione viene dall’essere connessi e che alla fine è stupido ragionare nei termini dei confini nazionali. Questa è la visione che dovrebbero avere i nostri politici. Colpisce di questa campagna elettorale che i politici parlino solo di loro stessi, delle loro alleanze, dei punti percentuale: perché non fanno finalmente due passi indietro invece di parlare di bonus scaldabagno mentre il mondo si estingue e sprofonda?”.

La scelta di Roma? “Perché è la città che per prima ha avuto gli acquedotti, costruita sull’acqua pubblica, la città delle fontanelle che si sgretola e muore di sete e di sonno”. In questa situazione tra siccità e pandemie: “Le distanze sociali si accentuano anche di più. Non c’è più la lotta e la contrapposizione felice, ma piuttosto l’autodistruzione che suscita anche istinto reazionario e caos sociale”. Da Paolo Virzi poi un appello al ritorno in sala: “Ci siamo detti noi ‘Siccità’ non lo diamo alle piattaforme, lo diamo alle sale sperando possa essere una sorpresa”.

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