J-Ax: “Io, milanese sempre a Ostia Lido, i Caraibi della mia giovinezza”

«Miami è piena di influencer. Bali? No, zeppa di cantanti indie. A Formentera troppi calciatori. A questo punto, se devi andare in vacanza, meglio Ostia Lido». E così Alessandro Aleotti alias J-Ax, milanese del 1972, mentre festeggiava i 25 anni di carriera, si è inventato il tormentone dell’estate, che ha appena conquistato il triplo platino. Ostia Lido è finita sulla bocca di tutta Italia, quasi fossero i Caraibi, e nelle gambe di chi non resiste al reggaeton, corredata da un video (scritto da Fabio Rovazzi e Matteo Lenardon, regia degli Astronauts) fra terga costumate, spaghetti alla Miseria e Nobiltà, birre gelate e balli con bagnanti attempate che continua a macinare clic sul web. Ha generato innumerevoli parodie, tra iPantellas che la riportano a Busto Arsizio, Le Coliche che rispondono «A Ostia Lido Vacce te», e Playa contadina che la trapianta in campagna fra mucche e fieno. Mercoledì J Ax, impegnato nel suo tour e stasera all’Arena di Verona per il concertone Rtl 102.5 Power Hits, porterà per la prima volta dal vivo il suo brano sul luogo del delitto, a Ostia, nell’ambito dell’Algida Red Party, appuntamento al Pontile di piazzale dei Ravennati, djset a partire dalle 16, alle 17 saluti istituzionali, a seguire la sua performance, con quel ritornello micidiale «Cosa importa se sognavi Puertorico? Se restiamo insieme sembra un paradiso anche Ostia Lido».

Ha scelto Ostia e, per dire, non Milano Marittima. Faceva rima meglio?
«No, è stato un ragionamento meno freddo. Ho pensato a un posto ambito da molti altri ma non dagli italiani, perciò in testa avevo Roma, poi, essendo un brano estivo, è arrivata l’idea di Ostia. La famiglia di mia moglie è della Florida, fantastica sulla Capitale e vuole fare quello che fanno i romani. Noi invece sogniamo Miami».

Una volta non era così?
«No, per noi ragazzi milanesi della classe popolare’ era già una figata andare sul litorale laziale, a Bari o in Sicilia. E come all’epoca io preferisco un posto con gente normale e dove si sta bene invece delle mete scelte solo perché instagrammabili».

Ostia l’ha vissuta in prima persona?
«Sì nei fantastici Anni ’90, già erano usciti gli Articolo 31. Mi ero fatto una compagnia di amici romani, fra loro anche gente dell’hip hop e del cinema, e d’estate partivamo alle undici di sera per approdare alle feste in spiaggia e per mangiare in piena notte. Fritture di pesce a go-go. Era un modo per stare al mare quando non te l’aspettavi, come entrare in acqua con i jeans. Girando il video mi sono tornati su tutti i ricordi».

La giornata tipica era da fricchettoni, con racchettoni e gavettoni?
«Sì. Era più selvaggio, tipo Caraibi, e mica prendevamo le sdraio, a malapena avevamo gli asciugamani. E ci divertivamo di più. Non c’era il letto sulla spiaggia che sembra un locale per scambisti all’aperto».

Il video viaggia sui 48 milioni di views. Aneddoti dal set?
«Mentre giravo la scena con il quadriciclo mi sono ribaltato e salvato per un pelo. Abbiamo tutti simulato una giornata estiva ma faceva un freddo cane, il secondo giorno abbiamo annullato per pioggia. Si traduce in tre giorni di riprese e sei fritture di pesce».

La gente che balla con lei è del posto?
«Sì e ho voluto reclutare le signore che vanno a scuola di balli di gruppo, rigorosamente ultrasessantenni. L’ 11 settembre saranno sul palco con me».

Qualcuno ha scelto Ostia come meta dopo il suo pezzo?
«Me lo auguro. Spero si sia capito il senso della canzone, che vuole riportarci alle nostre bellezze, ai nostri tesori. Guardiamo sempre altrove e perdiamo di vista ciò che abbiamo accanto. Odio i posti in cui c’è il mare cristallino ma non il bidet, l’acqua corrente o il wifi. A Ostia trovi tutto, anche se non è un atollo. Per stare bene, serve solo l’atmosfera giusta».

Qualcuno ha tentato di leggerlo in altro modo, come se la sbeffeggiasse.
«Niente di più lontano dalla realtà e poi sul web hanno risposto gli stessi ostiensi, dicendo che finalmente di Ostia si parla in modo positivo, non solo per storiacce di cronaca».

Felice di suonarci?
«Felicissimo, è il momento di restituire qualcosa, visto che mi ha dato tanto. Darò volentieri il mio compenso, cinquantamila euro, a favore dell’Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale. Uniamo festa e solidarietà».

Il video di Totti con sotto il suo tormentone ha aiutato il successo?
«L’endorsement del Capitano mi ha fatto vincere il campionato discografico».

La cantano anche i tifosi del Palermo in curva.
«Se un pezzo arriva davvero alla gente gira così: conquista lo streaming, le radio, poi finalmente lo stadio».

Sa che a Ostia sono stati girati centinaia di film e video, compresi uno degli U2? Spesso Fellini l’ha spacciata per la sua Rimini.
«È un vero set naturale, ma ci voleva un milanese per ricordarlo. Molti altri ci girano film e video, ma fanno finta che sia un altrove».

E adesso che farà?
«Sono riconfermato in tv con All together Now su Canale 5 con Michelle Hunziker e presto esce il mio disco. Il problema è che continuo a scrivere canzoni che mi piacciono. Mi fermerò solo quando avrò per le mani una bomba».

Simona Orlando, Ilmessaggero.it

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