CARLO CONTI: “ETICHETTE POLITICHE? PREFERISCO QUELLE MUSICALI”

L’intervista. Il direttore artistico di RadioRai spiega come sarà il nuovo palinsesto: “Le reti mantengono le loro caratteristiche, non detto la linea a nessuno”

carlo contiA DARE un’occhiata ai palinsesti di RadioRai non è cambiato granché: Radio1 sarà ancora la radio “istituzionale” dell’informazione, Radio2 sarà la rete dell’intrattenimento (il 10 presenterà il palinsesto al pubblico), Radio3 è sempre dedicata agli ascoltatori colti e curiosi. Tutte, sono impegnate a conquistare quello che è considerato il pubblico più pregiato, quello dei giovani: con i social, Twitter, le dirette Facebook. Eppure mai come quest’anno, intorno al direttore artistico di RadioRai Carlo Conti si è alzato un polverone. “Molto rumore per nulla” dice lui, serafico. “Con la storia che avrei chiuso 610 di Lillo e Greg mi hanno massacrato. Quando parte una bomba sul web non la puoi fermare, e se Lillo e Greg, come era previsto, sono rimasti su Radio2 in altro orario, allora è stata una retromarcia”.
Conti, qualcosa di vero ci sarà stato.
“Finisci nel tritacarne della politica, bastava informarsi. Il direttore di Radio2 Paola Marchesini si è dovuta difendere dalle accuse di censura politica, eppure lo ha spiegato bene che nei suoi programmi c’è la massima libertà. Io preferisco le etichette musicali alle etichette politiche”.
Lo sa che l’hanno definita “l’uomo di Renzi in Rai”?
“Mi ha fatto molto ridere. Nell’85 quando ho avuto il primo contratto, Renzi era bambino. In questo momento basta che sei fiorentino e tentano di tirarti per la giacca, ma ripeto alle etichette politiche preferisco quelle musicali”.
Però col ruolo di “direttore artistico” della radio ha pestato molti piedi, o no?
“No, ho il massimo rispetto per il ruolo dei direttori Montanari, Marchesini e Sinibaldi. So con quale spirito mi è stato dato l’incarico, a segnalare un legame forte con l’azienda e il riconoscimento del lavoro fatto, pensando al mio passato radiofonico, il primo grande amore”.
Ma quindi come si è mosso?
“Sono entrato in punta di piedi, il mio ruolo è dare indicazioni, perfezionare, suggerire. I risultati non si vedranno in tempi brevi, la radio ha bisogno di tempo. Il mio è stato un lavoro di coordinamento, l’impegno grande ce l’hanno i direttori di rete”.
Il lavoro più importante dove è stato fatto?
“Su Isoradio che non aveva una sua linea musicale. Era un po’ disordinata, invece è importante per gli ascoltatori viaggiare accompagnati dalla buona musica. E poi abbiamo lavorato per collegare eventi televisivi molto forti anche in radio, penso ai grandi concerti e agli show su Radio2″.
La rivoluzione in che consiste?
“I direttori hanno lavorato con la massima libertà editoriale, alcuni suggerimenti sono stati accolti, altri no. Tutto con la massima civilità. Abbiamo cercato di valorizzare il mezzo. Non so perché anche all’interno qualcuno abbia pensato che accadesse chissà che cosa, certe voci mi hanno fatto ridere”.
Ha in mente una radio ideale?
“Non può esserci la mia radio ideale, la ascolterebbero in quattro, ogni rete deve prendedere la sua strada e fare il meglio in quella direzione. Su Radio3 o Radio1 che hanno un target medio alto è inutile fare musica hip hop. Radio2 è la rete che racconta lo spettacolo, la più fresca e la più giovane, quella dell’intrattenimento e della satira, la direttrice Marchesini ha sperimentato molte cose. pensi a Me, anziano Youtuber con Claudio Sabelli Fioretti e a Claudio di Biagio, due mondi a confronto”.
E le voci di censura? Lillo e Greg, il caso di Francesca Fornario…
“Lillo e Greg ci saranno, non è mai stato messo in discussione. Aspettavamo quale collocazione potevano accettare in base ai loro impegni. Radio2 dal Ruggito del coniglio a Un giorno da pecora non censura nessuno, ci sono tutte le voci”.

Silvia Fumarola, La Repubblica

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