Drew Barrymore parla della sua infanzia difficile e del rapporto con Spielberg

Quando nel 1981 Steven Spielberg scelse Drew Barrymore per “E.T.” l’attrice aveva solo 7 anni ma un’esistenza già travagliata. Tra di loro scattò un rapporto padre-figlia, con il regista che cercava di proteggerla e la bimba che si aggrappò subito all’unica figura positiva della sua vita. “Gli chiesi di diventare mio padre. E’ l’unica persona nella mia vita che è stata una figura paterna”, ha confessato a “Volture” l’attrice.

L’incantesimo di “E.T.” Durante le riprese di “E.T.” Steven Spielberg cercò in tutti i modi di preservare la sua innocenza, compromessa da un padre alcolizzato e violento. Come quando sul set la giovanissima Drew scoprì che alcuni uomini manovravano il buffo alieno dietro al muro: “Gli chiesi di cacciarli, ma Spielberg non voleva traumatizzarmi. Mi disse che andava bene così. E.T. era così speciale che aveva bisogno di otto assistenti, mentre lui che era il regista ne aveva solo uno”. Per non rompere l’incantesimo, Spielberg girò tutto in rapida sequenza e tenne a disposizioni un paio di operatori, in modo che l’alieno (venduto all’asta per oltre 2 milioni di euro) potesse interagire con la bambina anche durante il pranzo.

La richiesta di “adozione” Nonostante l’enorme affetto, il regista era consapevole che non avrebbe potuto proteggerla per sempre e questo lo frustrava molto. La Berrymore gli chiese anche di diventare suo padre ma dopo aver ricevuto un rifiuto si accordarono sul fatto che potesse essere il suo padrino. La bambina stava da lui nei weekend, il regista le regalò un gatto e la portò a Disneyland.

Spielberg: “E’ stata derubata dell’infanzia” Spielberg cercò di ricreare per lei un’infanzia normale per sottrarla, almeno per qualche settimana, al contesto da cui proveniva. Quando si presentò nel suo ufficio con il rossetto rosso sulle labbra le disse di toglierselo. “Stava alzata fino a tardi, andava in posti di cui avrebbe solo dovuto sentire parlare e viveva una vita che penso l’abbia derubata della sua infanzia”, ha raccontato il regista. “Mi sentivo impotente perché non ero suo padre, potevo solo essere il suo consigliere”.

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