FESTIVAL DI CANNES, SCAMARCIO INTERPRETA “L’UOMO FRAGILE”

scamarcioIl ‘noir’è un genere fortemente maschile, prevalentemente americano, per niente facile da trattare. E ci sono parecchi motivi di interesse nel nerissimo “Pericle il nero”di Stefano Mordini, che è l’unico film italiano in corsa a “Un certain regard”, cioè la seconda sezione più importante di Cannes. Che l’Italia venga selezionata per un film di genere, per quanto d’autore, è un’assoluta rarità. Chapeau a Riccardo Scamarcio che su “Pericle” ha scommesso nella doppia veste di protagonista e di produttore, accaparrandosi come coproduttori i fratelli Dardenne, un marchio di garanzia. Il libro omonimo di Giuseppe Ferrandino è un piccolo cult. Uscito in sordina nel ’93, ha fatto fortuna in Francia, con Gallimard, prima di riesplodere in Italia nel 1998. Lunghissima la lista dei registi che da allora si sono candidati a girarlo, ultimo Abel Ferrara. Perché Pericle, garzone di camorra miserabile e disprezzato, fa uno dei mestieri peggiori del mondo: è addetto alle spedizioni punitive, “fa il culo” alla gente. L’espressione va intesa in senso letterale: i trasgressori non vengono ammazzati ma umiliati nella loro virilità. Materia e personaggio cupi che più non si può, e Riccardo Scamarcio segue il modello Di Caprio: meglio bravo che bello. Eccolo dunque gonfio e imbolsito, “sconciato” da un codino da coatto, un forzato del crimine senza famiglia che usa armi rudimentali, un sacchetto di sabbia e…”il pesce”. È la prima scena del film, preparatevi. Ma la bestia ottusa non è condannata per sempre, diventerà un animale in fuga, braccato, violento per necessità, fino a scoprire con una donna non giovane, non bella, agganciata per autodifesa, che un’altra vita è possibile. Ora, la cosa su cui riflettere è proprio il lavoro sul genere, soprattutto se in questo nostro Paese sdraiato vogliamo piantarla di fare solo commedie. Se Mordini avesse lasciato Pericle a Napoli, come nel libro, avrebbe rischiato l’ennesimo “film di Camorra”, sgarri, scippi, sole e Vesuvio. Invece con un colpo di genio l’ha trasportato a Liegi, in un Belgio che ‘raffredda’ luci e contesto, la solitudine sordida di Pericle dentro l’isolamento della sua comunità chiusa. Quelli bravi la chiamerebbero una’ mise en abîmé. L’altro punto su cui riflettere è che contro ogni consuetudine la sceneggiatura di un ‘noir’così duro e implacabile è stata affidata a due donne, Francesca Marciano e Valia Santella. Come dire che le femmine non debbono necessariamente essere utilizzate solo per trattare di sentimenti e di sfumature pastello. E questa, non solo per il nostro cinema, è una piccola rivoluzione. Non è dato sapere se a Cannes abbiano valutato questi elementi. O se si siano invaghiti, come Scamarcio, di questo “reietto” amorale, trattato da tutti come un bruto cretino, che invece rivela una propria capacità di amare e di crescere. Tanto meglio se ci hanno visto solo un film che funziona. Valeria Golino, che con Scamarcio è socia in “Buena Onda”, è nella Giuria del Festival. Se “Pericle il nero” sta lì un pochino anche per amor suo, perché no? “Ci sta.” Gli appassionati di gossips sono in agguato per misurare sulle “marches” la temperatura del loro rapporto di coppia. Sono eminentemente fatti loro. Per noi conta solo che insieme restino, come si sono rivelati, produttori sensati, intelligenti e anticonvenzionali.

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