E’ morto il Principe Filippo

L’età si è portata via il marito della regina Elisabetta, morto a quasi 100 anni al castello di Windsor, dov’era nata sua madre Alice di Battenberg e dove aveva raggiunto la moglie in questo nuovo annus horribilis del Covid. Filippo sarà ricordato da molti solo per le sue battute di spirito e per le sue gaffe, invece che per il grande uomo che è stato. Senza di lui Elisabetta non avrebbe retto così a lungo e così bene il peso della corona: Filippo era la sua roccia, come lei stessa lo aveva definito. Era l’unica persona che poteva trattarla come un essere umano, mandandola al diavolo quando lo meritava e consigliandola quando ne aveva bisogno. Filippo diceva a Elisabetta che nessuno, se avesse potuto, avrebbe scelto una vita come la loro, massacrata dagli impegni pubblici quotidiani. Nel novembre del 2017 avevano festeggiato i 70 anni di matrimonio: anni con alti e bassi, come per tutte le coppie, ma essenzialmente felici.  La Regina sapeva che dietro di lei, a pochi passi, c’era qualcuno su cui poteva sempre contare. 

Figlio del principe Andrea di Grecia e di Alice di Battenberg, Filippo era nato sul tavolo da cucina della villa di Mon Repos nell’isola di Corfù il 10 giugno del 1921. Ma di greco aveva ben poco. Nelle sue vene scorreva sangue inglese misto a sangue russo, prussiano e danese a causa dei complessi incroci dinastici dell’epoca. In Grecia Filippo rimase per soli 18 mesi, fino a quando un colpo di stato e l’abdicazione dello zio, re Costantino I, non costrinsero la sua famiglia, il 3 dicembre 1922, a fuggire così in fretta che per trasportare il principino venne usata una cassetta di frutta. Andarono a Parigi, ospitati nella dépendance senza riscaldamento di una parente.  Siamo abituati a pensare che la vita dei principi sia sempre invidiabile, ma l’infanzia di Filippo non l’avrebbe proprio voluta nessuno. Sua madre impazzì dopo poche settimane e fu ricoverata in un istituto psichiatrico. Suo padre se ne andò a Montecarlo, a sperperare gli ultimi soldi. Le sorelle si trasferirono in Germania, e tre su quattro sposarono ufficiali nazisti. Lui fu sballottato da una famiglia all’altra, finché non arrivò in Inghilterra ospite del nonno materno, la cui famiglia aveva anglicizzato in Mountbatten il cognome “troppo tedesco” Battenberg. Era senza un soldo, senza un titolo e senza speranze. 

La carriera nella Royal Navy fa sempre miracoli per i nobili spiantati e decaduti, e il miracolo più grande la Marina britannica lo fece proprio con lui. Il giorno che re Giorgio VI andò a visitare il college navale di Dartmouth con la moglie Elizabeth e le figlie Elisabetta e Margaret, Filippo fu scelto per scortare e intrattenere le principesse. Elisabetta aveva 13 anni, lui 18. Lei se ne innamorò subito e per sempre. Cominciarono a scriversi e continuarono quando Filippo partì per la guerra, per combattere con la flotta del Mediterraneo a capo Matapan, dove contribuì ad affondare le navi italiane.  Elisabetta era orgogliosa di scrivere lettere al suo uomo in guerra, come facevano le altre ragazze. Si sposarono il 20 novembre del 1947, e nella Londra ancora devastata dalle bombe, la cerimonia apparve a tutti come un segno di speranza: la vita ricominciava. Pochi giorni prima, Giorgio VI e Winston Churchill avevano voluto parlare con Filippo, per essere certi che fosse consapevole di quello che stava per fare.  Avrebbe rinunciato ai suoi titoli, alla religione ortodossa e anche al suo cognome: i figli si sarebbero chiamati Windsor. E doveva anche smetterla di guidare in quel modo spericolato. Anche Elisabetta gli chiese qualcosa, di non fumare più. 

Per tutta la vita la Regina e il Duca di Edimburgo non si sono mai baciati o toccati in pubblico, per salvaguardare la dignità del loro ruolo. Dopo il matrimonio, Filippo dichiarò che la sua vita aveva da quel momento un solo scopo: non deludere mai sua moglie. La riconoscenza che ha sempre provato per lei non ammetteva cedimenti, e così è stato. Le voci sulle sue presunte avventure, rilanciate dalla serie tv The Crown, sono poco credibili. A corte si diceva che, in fatto di donne, Filippo amava guardare le vetrine, ma non comprava mai.  Non è stato un buon padre e i rapporti con il principe Carlo furono pessimi: lo considerava debole e fragile.  Gli preferiva invece la figlia Anna, il vero maschiaccio della Royal Family. 

Filippo aveva un temperamento irascibile, che sfogava senza perifrasi contro i giornali. Le cose che leggeva erano così diverse da quello che in realtà accadeva nella sua famiglia che fra lui e la stampa si è scavato fin da subito un solco incolmabile. “Voi avete le zanzare, noi abbiamo i giornalisti”, disse una volta al leader di un paese caraibico. E le zanzare di Fleet Street non gliel’hanno mai perdonato, contribuendo a creare la falsa immagine di un principe consorte inutile e indolente, incline alle gaffe pubbliche, in perenne lite con moglie e  figli. 

Niente di più sbagliato. Negli anni Filippo ha fatto i tutto quello che ci si aspettava da lui nel suo difficile ruolo, sempre tre passi dietro alla Regina. E’ stato anche un buon pittore, un campione di vela, di polo e di gare sulle carrozze a cavalli, la sua passione. Ha pilotato 59 tipi diversi di aerei e trasvolato il Pacifico. E’ stato il più vecchio membro della famiglia reale britannica della storia, ma ha rinnovato più di tutti l’istituzione.  Nel maggio 2018, a 96 anni, aveva annunciato il suo ritiro dalla vita pubblica: non ce la faceva più a reggersi in piedi, e non gli piaceva di essere diventato, come ha detto alla sua ultima cerimonia, “il più esperto scopritore di targhe commemorative del mondo”. Nel gennaio del 2019 l’incidente d’auto e la sua decisione di restituire la patente, cosa che lo ha privato dell’unica gioia che gli restava: starsene un po’ solo guidando a zonzo per le tenute reali. Filippo ha voluto vivere a lungo, per rispettare l’impegno a non deludere mai la Regina. Si era ritirato in un piccolo cottage di Sandringham, dove la moglie andava a trovarlo quando poteva, poi la decisione di trasferirsi con lei a Windsor. Elisabetta non ha più la sua roccia, e senza l’uomo che l’ha aiutata a diventare un grande sovrana, il peso degli anni e della corona sarà adesso ancora più gravoso. 

Vittorio Sabadin, Lastampa.it

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