Steven Spielberg l’ha scelta fra 30 mila aspiranti ma chi è Rachel Zegler la protagonista di West Side Story?

Quanta pressione poteva esserci sulle giovani spalle delle 30.000 aspiranti al ruolo di Maria per il nuovo West Side Story di Steven Spielberg (dal 23 dicembre nelle sale), scritto dal premio Pulitzer Tony Kushner, con a bordo gente come il direttore d’orchestra Gustavo Dudamel, il compositore David Newman e Rita Moreno che torna nel ruolo di attrice e produttrice (nella versione del ’61 era Anita e vinse un Oscar come non protagonista)?

Requisito inderogabile per le candidate, la tripletta: canto, ballo e recitazione. Last, ma tutt’altro che scontato, la macchina da presa doveva amarle… Era un open casting, sono stati distribuiti volantini in tutto il mondo, una ricerca capillare, soprattutto nelle Americhe. Dopo un anno di provini, è rimasta lei: Rachel Zegler, 20 anni, del New Jersey, mamma di origine colombiana e papà di origine polacca. Scrive canzoni da sempre, recita nei musical dai tempi del liceo, ha un canale YouTube con 200.000 iscritti ma se non fosse per la sua amica Makena starebbe ancora a Clifton a registrare video nella sua stanzetta, la stessa da dove oggi fa fatica a contenere l’entusiasmo via Zoom.

Dopo due anni di attesa, ci siamo…

Non sto più nella pelle. Questo momento si è caricato di aspettative sempre più grandi, nel tempo, perché sentiamo che il film è davvero speciale. Ed è così strano che ora sia arrivato il momento di lasciarlo andare…

E cos’hai tu di speciale per essere stata scelta?

Me lo chiedo di continuo, 30.000 è un numero enorme… Non mi sono ancora data una grande risposta ma dopo averne parlato con Steven (Spielberg) e con Tony (Kushner), ho capito che questo processo di selezione è stato un puzzle e io ero il tassello che mancava, quello che si incastrava perfettamente. Ringrazio il cielo ogni giorno per questo. 

Quante volte hai provato il discorso di ringraziamento per un Tony Award?

Mille volte, sotto la doccia, con la bottiglia dello shampoo come microfono, ringraziavo mamma, papà e Barack Obama. 

Perché Obama?

Perché quand’ero piccola volevo che in qualche modo lui sapesse della mia esistenza, sentivo di doverlo ringraziare… Poi l’ho incontrato davvero. Lui e Michelle sono venuti alla registrazione di un pezzo orchestrale che Gustavo Dudamel ha fatto per il film (ha riarrangiato la colonna sonora di Bernstein e diretto l’orchestra su alcuni pezzi iconici, ndr). Un paio di noi hanno avuto la possibilità di incontrarli: è stato uno dei momenti più belli della mia vita, ho pianto, mi è colato il mascara e devo avergli anche sporcato la camicia.

Chi è il tuo mentore?

Sicuramente Steven Spielberg. Non solo perché mi ha scelto e guidato creativamente ma anche perché mi ha dato ottimi consigli dopo: che direzione prendere dopo il primo film (Rachel ha girato Shazam 2 e sarà Biancaneve nel live-action Disney, ndr), le persone da cui farmi rappresentare… Anche Jeanine Tesori è stata una mia mentore, lei che è la mia eroina da quand’ero piccola e ha composto alcuni tra i miei musical preferiti, come Fun Home, ha coordinato la parte vocale in West Side Story.

Qual è stato il giorno in cui tutto è cambiato?

Il 9 gennaio 2019. Dieci giorni prima mi avevano chiesto di vederci un’ultima volta. Facevo audizioni da quasi un anno e non li sentivo da un paio di mesi. L’appuntamento era in uno studio di danza non lontano dal Lincoln Center a Manhattan. Ho provato una scena con Ansel (Elgort, che interpreta Tony ndr), poi ci hanno chiesto di uscire e a mia madre di entrare. L’ho trovato molto strano… Quando mi hanno richiamato dentro, erano tutti seduti a semicerchio, sembravano professori sul punto di sospendermi… Poi Steven è venuto verso di me e mi ha detto: “Vorremmo che tu fossi Maria”. Ho imprecato, l’ho abbracciato e gli ho detto che era stato l’anno più lungo della mia vita… Si è scusato ma voleva essere sicuro e finalmente lo era.

Sembra molto protettivo Spielberg con te…

Oh mamma, è l’anima più protettiva e generosa al mondo.

Dopo l’attacco degli hater (i fan di Elgort non hanno apprezzato un suo post affettuoso nei confronti dell’attore a fine riprese: Ansel è fidanzato da anni), è cambiato il tuo atteggiamento nei confronti dei social? Ti sei sentita aggredita in quanto donna?

Assolutamente sì e sono decisamente meno spontanea e più riservata adesso. Nell’anno e mezzo chiusi in casa ci siamo attaccati ai social e ci siamo dimenticati cosa significa essere umani, avere idee e pensieri propri. Lì dentro ci sono anche persone molto diverse da me che non hanno le migliori intenzioni. E che, soprattutto, non mi conoscono. Lezione imparata. Nel modo più duro.

A proposito di odio, West Side Story è ispirato a Giulietta e Romeo, un amore contrastato, bande rivali, bianchi e portoricani, il razzismo, la diversità… Sono temi ancora contemporanei purtroppo. Ti sei mai sentita discriminata?

Come latina di carnagione chiara godo di privilegi, la gente non mi etichetta appena mi vede per strada ma è successo che sentendomi parlare spagnolo qualcuno mi abbia detto “Torna nel tuo Paese”. Il mio Paese è questo ma, anche se non lo fosse, non va bene. Tutti noi del cast abbiamo provato cosa significa quando qualcuno ti fa sentire diverso, per il colore della pelle, la lingua, l’identità di genere o l’orientamento sessuale: la storia è raccontata da una prospettiva che risuonerà nei ragazzi del 2021. 

E la tua Maria? Sempre innocente e ingenua?

Ha più risorse e tiene testa a Bernardo. Si porta dietro la sua identità ma non le permette di definirla come persona. Ci insegna che puoi muoverti come ti pare in questo mondo ma è meglio se lo fai con amore e gentilezza: è questo l’approccio giusto alla vita. Abbiamo ancora così tanto da imparare noi giovani… Non cerchiamo di crescere troppo in fretta, c’è tempo.

È stato il tuo primo film: cosa ti ha colpito particolarmente della magia del cinema?

Janusz Kaminski, il nostro direttore della fotografia, mi ha rovinato per sempre la visione dei film (ride). Ora ogni volta mi chiedo “Chissà come l’hanno illuminato?”. È un visionario, con una conoscenza incredibile. Gli bastava un’occhiata allo schermo e sapeva esattamente cosa cambiare: “Passiamo da 47 a 56”. E otteneva l’effetto che cercava. Un milione di lampadine e una macchina da presa. Eppure quando guardi un film non percepisci nulla di tutto quel lavoro e quello studio sulla luce.

E Rita Moreno?

È un mito. È stata la prima persona sullo schermo che somigliava un po’ a me, ricordo la mia buelita che mi raccontava dell’Egot (Rita Moreno è una delle sedici persone ad aver vinto Emmy, Grammy, Oscar e Tony, ndr), io non capivo cosa fosse ma pensavo “ne voglio uno anch’io”. È un peperino che fa morir dal ridere: la adoro. Quando mi ha visto mi ha detto: “Rachel, canti così bene che me la son fatta addosso”. Me lo sarei tatuato in fronte “When I heard you sing I shit a brick”. 

Momenti imbarazzanti sul set?

Era il mio ultimo giorno di riprese. Mi sono affacciata alla finestra di quella che nel film era la mia stanza, l’avevo fatto mille altre volte ed era andato tutto bene. Invece, nel rientrare ho picchiato la testa così forte che il fermaglio nei capelli si è rotto ed è caduto. Stavano guardando tutti, ho pianto per l’imbarazzo e per il male.

Makena è ancora tua amica?

(Ride) Certo! È una persona incredibile, quando ho firmato per il mio secondo film, nessuno era più felice di lei. Mi ha dato quel volantino perché sapeva che ce l’avrei potuta fare… Ha creduto in me così tanto che le sarò grata in eterno. Appena ho una novità mi assicuro che lei sia nel loop, voglio che sappia che penso sempre a lei come lei ha pensato a me quel giorno di tre anni fa.

Come è cambiata da allora la tua vita quotidiana?

Ho lo stesso numero di telefono, lo stesso indirizzo email, vado sempre negli stessi posti, ho solo qualche foto in più, di nuovi amici, sulla parete. Ero proprio in questa stanza quando ho registrato il video per West Side Story. Quel video ha cambiato tutto ma io sono sempre la stessa. Ho così tanto da imparare e così tanta vita da vivere.

Elle.com

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