Giorgia esalta il suo cuore pop: “Il rap è il nuovo cantautorato”

Prosegue il tour con le cover di Pop Heart: “La musica italiana è sempre più amata dai giovani come mio figlio”

Insomma, la valanga di commenti social conferma che sia stata una Giorgia stellare quella che per due serate consecutive ha riempito il Forum di Milano.Dopo la prima data, lei come sempre molto garbata e modesta ha detto che «ogni sera non so mai come sarà la mia voce, come uscirà, per me è un viaggio terapeutico. Però c’è sempre un attimo di terrore che poi sfuma e va via». Dopo l’uscita dell’album di cover Pop Heart (certificato disco di platino), Giorgia ha provato a mescolare il proprio repertorio con le canzoni altrui che le hanno colorato la vita.Non a caso il concerto inizia con lei a centro palco che canta Le tasche piene di sassi di Jovanotti («Quando ha sentito il brano per la prima volta mi ha detto cose meravigliose») e poi prosegue con Una storia importante di Eros Ramazzotti e Gli ostacoli del cuore di Elisa. Poi partono Io fra tanti, Scelgo ancora te e uno dopo l’altro alcuni brani che di diritto sono entrati nel nostro canzoniere d’autore. E poi, con cui ha debuttato a Sanremo 25 anni fa. Di sole e d’azzurro, firmata anche da Zucchero. L’ormai classica Come saprei. E via elencando fino a una citazione finale di I will always love you che lei affronta, come ha detto al Giorno, con il timore reverenziale di chi addirittura «prima dell’inciso guardo in su e chiedo scusa a Whitney Houston, ma è il mio saluto al pubblico, il messaggio d’amore più efficace che ci sia: always, ossia sempre».In fondo Giorgia non avrebbe bisogno di tanta reverenza perché la sua voce è cristallina e personale e l’ha trasformata in un simbolo del nostro bel canto. Però lei è fatta così, sempre molto «low profile», talvolta quasi troppo viste le potenzialità. Prima di pubblicare Pop Heart ha avvisato tutti gli artisti dei quali aveva interpretato un brano: «Ognuno di loro mi ha a suo modo incoraggiato e anche ringraziato. E Zucchero è stato fantastico: gli ho chiesto se voleva ascoltare la mia versione di Dune mosse prima che uscisse il disco e lui mi ha risposto: non ci penso neppure, mi fido di te».E c’è da dire che il pubblico si fida da sempre di Giorgia e l’ha seguita anche quando i suoi dischi hanno avuto una flessione.Dopotutto, lei è un tesoretto del nostro pop che si è manifestato al grande pubblico proprio nel luogo d’eccellenza della canzone italiana: il Festival di Sanremo. E ha saputo dosare con sensibilità le proprie posizioni sociali. Ad esempio, parlando dell’ultimo Concertone del Primo Maggio, accusato di non aver tenuto in conto le quote rosa, ha ragionevolmente detto: «Il maschilismo purtroppo c’è da sempre. Per cambiare le cose, sarebbe però necessario modificare una sedimentazione culturale che va avanti da secoli. Tutto dipende da come siamo cresciuti e dovremmo riuscire a formare una nuova generazione perché noi oggi paghiamo ciò che abbiamo vissuto per troppi anni». Una posizione lontana dagli estremismi un tanto al chilo, così come quella che ha sulla questione ambientale: «Durante il concerto evito di parlarne in modo esplicito, lascio che lo facciano le immagini e le canzoni al posto mio. Per natura noi dovremmo amare il luogo in cui viviamo, rispettare gli animali e l’ambiente. Oggi è invece quasi una tendenza andare contro, non essere d’accordo con un’attitudine che purtroppo è stata in parte generata dai social network».Dopo la fine della parte primaverile del tour (che si chiude ad Acireale il 24 maggio), Giorgia si preparerà al Pop Heart Summer Nights, un altro giro di concerti da Genova il 2 luglio fino al Lucca Summer Festival il 18: «Una canzone che da sempre vorrei cantare in concerto è Invisibile traccia dal disco Stonata, che è dedicata a mia madre anche lei nemmeno lo sa. Mi piace molto cantare la melodia, non ho però il coraggio di cantarla, forse perché il pubblico non la conosce».A differenza di tanti altri, Giorgia non si è ancora accodata alla moda di duettare con qualche grande nome del rap o dell’hip hop: «L’onda rap e trap mi da molta ispirazione, del resto la trap viene dall’hip hop che ho sempre ascoltato, e trovo il rap, soprattutto quello con i testi densi, un proseguimento della nostra tradizione cantautorale». In poche parole, «erano tanti anni che non c’era una quantità di pezzi italiani così ascoltati dalle nuove generazioni. Io me ne accorgo anche da mio figlio che, quando ascolta la radio, sceglie di fermarsi sui brani italiani più che sugli stranieri».

Paolo Giordano, ilgiornale.it

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