Rivoluzione in tv: torna Mara Venier, scaricato Liorni, il caso Celentano

Mara Venier si prende «Domenica in», tolta a Marco Liorni «La Vita in diretta» (e pure «Reazione a catena»). Il cartoon di Celentano atteso da anni non si è mai visto

In attesa dell’ufficialità dei palinsesti (la presentazione Rai il 27 giugno) si delineano già alcune scelte della prossima stagione televisiva. Su Rai1 qualche decisione è ormai stata presa. Lady Salvini, ovvero Elisa Isoardi, passa dall’alimentazione alla cucina, dall’informazione sulla nutrizione al fuoco dei fornelli, insomma dalla teoria alla pratica: condurrà La prova del cuoco al posto di Antonella Clerici che lascia il programma dopo 18 anni. Per lei è già pronto un ritorno al passato con Portobello («vedo che in Rai fioccano le idee: ora c’è La Corrida, poi arriva Portobello», la battuta di Fiorello) e poi il talent per ragazzi Sanremo Young che nella prima edizione si è rivelato una scommessa vinta.

Due parti per «Domenica in»

Cambia la domenica pomeriggio, a conferma che è stata invece una scommessa persa la scelta di sbarazzarsi di Giletti per lasciare spazio alle sorelle Parodi. Lo ha ammesso lo stesso direttore generale Rai Mario Orfeo («il programma ha sofferto») pur cercando di trarne una morale («siamo nati per soffrire a a volte ci riusciamo benissimo»). Domenica in sarà dunque rivista e l’anno prossimo sarà divisa in due parti: la prima, più lunga, affidata a Mara Venier, e la seconda a Cristina Parodi, forte anche del suo contratto biennale. Il rischio però è ancora alto. Perché dall’altra parte c’è la domenica ultratrash di Barbara D’Urso e i gusti del pubblico sembrano prediligere lo sguaiato piuttosto del garbato.

Le promesse mancate per Marco Liorni

Si cambia, sempre al pomeriggio, anche durante la settimana. A farne le spese è Marco Liorni, che lascerà probabilmente a Tiberio Timperi il posto al fianco di Francesca Fialdini a La vita in diretta. Da sette anni su Rai1, Marco Liorni con 3600 ore di tv è il volto più presente a viale Mazzini, secondo solo a Franco Di Mare (ma la platea è diversa: Unomattina viaggia sui 900mila spettatori, La vita in diretta intorno a 1 milione e 700mila). Una scelta che ha lasciato perplessi in molti nei corridoi sempre bene informati di viale Mazzini: anche perché dicono che Liorni fosse in pole position per passare al preserale e condurre il quiz Reazione a catena. Promesse e riunioni, sei perfetto non ti preoccupare, e poi l’improvviso stop alla vigilia della chiusura dei palinsesti per lasciar passare Gabriele Corsi, un pezzo del Trio Medusa.

«Adrian», il cartone inanimato

A Mediaset invece c’è il caso Celentano, il cui cartone animato è ormai diventato una barzelletta che non fa tanto ridere i vertici di Cologno Monzese. Adrian, la graphic novel con protagonista Celentano è attesissima da anni, ha avuto una gestazione degna di una grande opera pubblica, tipo Salerno-Reggio Calabria. La prima riunione risale addirittura a 20 anni fa e fu a Mediaset. Poi il progetto passò a Sky e anche lì finì male: si disse che la pay tv avesse pagato 7,5 milioni di euro per un cartone inanimato, dopo rinvii su rinvii e cinque anni di attesa. Quindi il ritorno a Mediaset, annunciata la prima volta tre anni fa e dipinta come il fiore all’occhiello a ogni palinsesto (il prossimo sarà il 4 luglio) siamo ancora qua a fissare lo schermo vuoto. Pare perlomeno che le 26 puntate da 25 minuti siano pronte. E già questa è una notizia. Il problema è che Adrian per poter andare in onda in prima serata su Canale 5, vista la complessità del progetto e la spesa, avrebbe bisogno che gli fosse costruita intorno una cornice che lo spieghi, il cui narratore dovrebbe essere lo stesso Celentano questa volta in carne e ossa. Il contratto lo prevede, ma tra il dire e il fare come si è visto c’è di mezzo il mare Celentano. Tanti gli artisti coinvolti in Adrian — Milo Manara ai disegni, Nicola Piovani alle musiche, Vincenzo Cerami (che purtroppo ha fatto in tempo a morire nel 2013) e Alessandro Baricco ai testi —, protagonista lui, Adriano Celentano in versione no global che lotta contro le ingiustizie. Il trailer prometteva bene, la proprietà e il possesso come inizio di iniquità e malessere sociale: «L’infelicità nacque quando da “io sono” si passò a “io ho”». Al momento però Mediaset non ha.

Renato Franco, Corriere della Sera

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