Sanremo, scoprite il resoconto della seconda puntata

In campo quattro Nuove proposte e dieci Campioni. Ma lo show lo fanno gli ospiti. Accoglienza da rockstar per Franca Leosini, standing ovation per Pippo, e il prof incanta ancora con ‘Samarcanda’

Serata di grande musica trasversale, da Sting a Il Volo, da Biagio Antonacci a un grande Roberto Vecchioni. Baglioni infiamma l’Ariston con i suoi classiconi, Baudo risveglia la memoria nat-pop con una carrellata di ricordi legati al festival. Campioni, Nuove proposte e superospiti, il festival è alla seconda prova dopo gli ottimi ascolti della prima puntata. Euforia nell’aria. Si marcia all’ombra del caso MetaMoro, rinviati in attesa di accertamenti dopo che alcuni versi della loro canzone sono risultati identici a quelli di un brano già presentato all’Ariston nel 2016.

Il debutto delle prime quattro Nuove proposte (in gara sono in tutto 8) si chiude con una classifica provvisoria in cui ad aver la peggio è Mirkoeilcane, assai applaudito invece dai giornalisti della sala stampa per la sua Stiamo tutti bene ma sbalzato al quarto posto dalla giuria demoscopica (il cui voto incide per il 30%) che gli preferisce Giulia Casieri (terza con Come stai), Lorenzo Baglioni (secondo con Il congiuntivo), Alice Caioli (prima con Specchi rotti).

Ma le classifiche, si sa, scontentano sempre qualcuno e anche quella finale, provvisoria, dei Campioni provoca qualche bofonchio. Nella zona bassa (quindi male) si piazzano Zilli, Elio e le Storie tese, Red Canzian e Renzo Rubino; nella zona a metà Le vibrazioni, Annalisa e i Decibel; nella fascia alta, quindi meglio degli altri, Diodato e Roy Paci, Ornella Vanoni con Bungaro e Pacifico e Ron.

Un pubblico estremamente dinamico, quello dell’Ariston, a giudicare dal numero delle standing ovation prodotte nel corso della serata. Si comincia con Il Volo, che con Baglioni tributa a Sergio Endrigo un omaggio degno di Semiramide per toni e scenografie, proprio per lui che fu tanto schivo. Prima però un Nessun dorma non si nega a nessuno, e via la standing ovation di default per i tre tenori vincitori di Sanremo 2015. Che a volte ritornano: a mezzanotte in punto, come in un horror, per cantare con Baglioni e con il pubblico La vita è adesso.

I vecchi leoni non si battono, Roberto Vecchioni porta sul palco l’energia di un tempo (la stessa che con Chiamami ancora amore gli ha fatto vincere il festival nel 2011) e Samarcanda sembra scritta ieri. Cita Macbeth, Leopardi e re Salomone, parla di bambini di guerra e di destino poi dichiara tutto il proprio amore per le canzoni: “Sanno donare consolazione affetto amore passione dediderio speranza. Forse – dice il prof – le canzoni non sono poesie, anzi, tagliamo la testa al toro: una canzone è non poesia. Però quando io ascolto Caruso che canta sulla terrazza di Sorrento, o quando ascolto La donna cannone che è bella dentro peché non gliene frega niente di esser bella fuori, o Piero che non spara al nemico ma muore fra i papaveri io vi dico che non me ne frega niente di essere un poeta: voglio essere uno scrittore di canzoni”.

Si può forse negare una standing ovation a Baglioni e Antonacci che duettano sulle note di uno strappacore senza pari come Mille giorni di te e di me? Chiaro che no. Poco importa che Biagio sia in debito d’ossigeno, il pubblico si sgola e schizza in piedi. Grande interazione del pubblico cantante anche per Piccolo grande amore, ma per Baglioni non è un’esecuzione qualsiasi: accanto a lui c’è Franca Leosini nel ruolo, leggendario, di se stessa, cartellina e colpi di sole e la canzone trattata come una storia maledetta. La giornalista è una superstar (il nuovo Storie maledette torna su RaiTre a marzo), fa un passaggio in sala stampa ed è subito bolgia di fan, di selfie, di telecamere.

Standing ovation perfino per Shaggy, appendice dell’esibizione di Sting che si cimenta con Mad about you cantata in italiano, Muoio per te. Molto meglio l’inglese con cui Favino lo intervista.

Alessandra Vitali, Repubblica.it

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