“Il testimone invisibile” il thriller tra le Alpi con Scamarcio e Leone

Una coppia di amanti terribili, una dark lady dallo sguardo penetrante, due anziani genitori dalle insospettate capacità investigative. Nel «Testimone invisibile», diretto da Stefano Mordini, Riccardo Scamarcio è Andrea Doria, un giovane imprenditore sulla cresta dell’onda, felicemente sposato e padre di una bambina, ma anche legato, in una relazione extraconiugale, all’avvenente fotografa Laura (Miriam Leone). Un segreto che gli costerà caro. Di ritorno da un incontro d’amore, i due investono un’automobile provocando la morte del giovane conducente. Chiamare la polizia significherebbe portare alla luce un legame che deve restare nell’ombra, più facile sbarazzarsi del cadavere. Eppure, come in ogni thriller che si rispetti, l’errore di un attimo provoca conseguenze a catena, una valanga che finisce per sconvolgere la vita del protagonista e stroncare quella della fotografa.Per salvarsi dall’accusa di omicidio Doria ingaggia la penalista Virginia Ferrara (Maria Paiato),celebre per non aver mai perso una causa. Ma il ragazzo deceduto è figlio unico di una madre che lo adora e di un padre (Fabrizio Bentivoglio) disposto a tutto pur di scoprire la verità: «Mi sono ispirato al classico noir americano – spiega Mordini -, ripensando a Hitchcock e a quelle storie in cui ogni personaggio deve interpretare se stesso e anche un’altra persona, diversa da sè, intrecci dove ognuno nasconde qualcosa».Remake del thriller spagnolo «Contrattempo», regia di Oriol Paulo, il film di Mordini (dal 13 nei cinema con Warner Bros) ha offerto agli attori l’occasione di recitare in ruoli inusuali. Sia Scamarcio che Leone sono reduci da successi nel campo della commedia. Drammatica per il primo, che in «Euforia» di Valeria Golino, è un manager gay alle prese con la grave malattia del fratello, e comica per lei, che, in «Metti la nonna in freezer», è una nipote con problemi di sopravvivenza economica. Stavolta cambiano registro: «Il mio personaggio – dice Scamarcio – è un uomo all’apice della carriera, con qualche scheletro nell’armadio che torna in scena per condurlo dove, come viene detto nel film, “non c’è salvezza senza sofferenza”». Nei panni di Adriano Doria, l’attore dice di aver recitato «per sottrazione, Adriano è un iracondo che tende a perdere le staffe, ma sono stato attento a non superare la soglia del personaggio». Nel racconto del «Testimone invisibile», ambientato tra i monti e i laghi del Trentino (dove la troupe ha lavorato adeguandosi alle pratiche di sostenibilità ambientale del Protocollo T-Green) Miriam Leone spiega di aver esplorato «la doppiezza dei personaggi», confrontandosi con una realtà in cui «ognuno ha tante, diverse, maschere. Un film di genere come questo ti dà la possibilità di camminare sul filo, di muoverti in un ambito dove il punto di vista cambia continuamente. Prima delle riprese ho visto e rivisto “La donna che visse due volte”. Ho capito che il thriller è puro intrattenimento, perchè obbliga lo spettatore a non distrarsi mai».

Fulvia Caprara, lastampa.it

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